I left my dreams in a rental car
Una piccola stanza, una luce prodotta da un televisore con l'effetto neve sullo schermo e un uomo di spalle, assorto, quasi catturato dal quel bagliore azzurrognolo. Già la copertina di "Sadness Sets Me Free" parla chiaro: l'uomo ritratto,
Gruff Ryhs, è di umore meditabondo.
Questa immagine è una sorta di premessa che accompagna il ritorno come solista dell'eclettico ex-leader dei
Super Furry Animals e dei
Neon Neon, giunto ormai alla sua venticinquesima pubblicazione dall'inizio di una carriera che dura da 35 anni.
Nel suo recente passato, il bardo gallese ha dimostrato di saper trasformare qualunque storia in un potenziale
concept per i suoi album, dal Vulcano Mount Paektu al confine tra Cina e Corea di "
Seeking New Gods" alle tumultuose vite di John DeLorean in "Stainless Style" e Gianluigi Feltrinelli in "
Praxis Makes Perfect".
In "Sadness Sets Me Free", in mancanza di un soggetto così tangibile, il fulcro della narrazione diviene il suo stato d'animo di scoramento, in parte dovuto alle fatiche dell'ultimo tour e in parte alla sfiducia nella classe politica, agli effetti della Brexit e all'evanescenza dei valori imperanti.
Registrato in soli tre giorni nei La Frette Studios, situati in una villa del XIX secolo nelle vicinanze di Parigi, "Sadness Sets Me Free" è chiaramente inondato di malinconia e pessimismo, ma sarebbe sbagliato pensare a uno straziante soliloquio di un artista depresso, qui abbiamo a che fare con un giocoliere compositivo armato di ironia, talento e anche una certa esperienza.
Quindi anche se i suoni si fanno più rarefatti del solito, l'impalcatura rimane solida e sempre diretta verso un pop sofisticato, lussureggiante e molto classico, sorretto da stratificati arrangiamenti orchestrali ricchi e ben dosati.
Spicca infatti il chamber pop di "Celestial Candyfloss" che lo stesso Gruff definisce "un tentativo di sinfonia tascabile sulle lunghezze cosmiche che le persone percorreranno alla ricerca dell'amore e dell'accettazione".
Dal falsetto alla
Brian Wilson di "Celestial Candyfloss" la voce di Gruff Rhys passa dalle profondità
crooner in "Bad Friend", inno all'amicizia tollerante che deve reggere anche quando piove, la birra è calda e le patatine sono bagnate, ai confidenziali momenti
Bacharach nell'elegantissima "Silver Lining (Lead Balloons)".
La forza della band, che si è ormai consolidata con l'ex-
Flaming Lips Kliph Scurlock alla batteria, Osian Gwynedd al piano e la corista Kate Stables, permette escursioni tropicali in "They Sold My Home To Build A Skyscraper" o di addentarci tra chiaroscuri di "On The Far Side Of The Dollar" per poi sollevarsi tra gli intrecci di violini e fiati nel crescendo di "Peace Signs".
Reinvent the government
Let's do it on Monday
Anche se i toni rimangono sempre abbastanza soffusi in "Sadness Sets Me Free", Gruff, noto anche per la sua verve europeista, non rinuncia a toccare nervi scoperti con l'utopica tentazione di sostituirsi a tutta la leadership nella morbidissima ma combattiva "Cover Up The Cover Up".
Mai ripetitivo, l'ex-
frontman degli Animali Superpelosi mette in campo tutta la sua duttilità con il
country in punta di
pedal steel dell'
opening track "Sadness Sets Me Free", il cui verso, titolo dell'album, ritorna nel finale della ninna nanna psichedelica che chiude il cerchio di un album fatto in fretta, ma di forte impatto.
Anche se manca una super-hit alla "
Demons" e questa forma classica sacrifica la sperimentazione e l'osare fuori dai canoni, Rhys dimostra di non aver perso il tocco magico e l'
appeal melodico, anzi, con il tempo sembra aver affinato il tiro, con un album di alto livello e senza cali di tensione. Riesce così a sposare la sua naturale stravaganza e la sua ironia istrionica con la maturità di chi sa liberare la tristezza dalle faticose catene della pesantezza.
01/02/2024