Per chiunque abbia vissuto gli anni musicali a cavallo tra i due millenni fa stranissimo pensare che Manu Chao se ne sia stato fermo, perlomeno dal punto di vista produttivo, per ben 17 lunghi anni. Il suo melodiare amichevole e cosmopolita si è infatti imposto con gran forza nel nostro immaginario, e radio, televisioni e piattaforme streaming (anche lì i numeri del musicista nato in terra francese sono straordinari, specie pensando che si tratta di brani nati ben prima dell’avvento del metodo di fruizione) hanno continuato a tenerlo vivo. Solo un anno fa, ci pensava il disco della producer Sofia Kourtesis, con uno splendido remix di "Estación Esperanza", a ricordarci quanto fosse ancora contemporanea la proposta del pioniere (specie con i Mano Negra) latin alternative e quanto ne avessimo ancora bisogno. Dei suoni quanto dei messaggi.
Forse questi giorni di morti in mare e governi pericolosamente tendenti a destra hanno funto da richiamo per il menestrello multiculturale, che è dunque tornato con un "Viva Tu", che suona, come al suo solito, come un solidale abbraccio tra periferie dimenticate. Non sembra un caso che il disco si apra proprio con un brano intitolato "Vecinos en el mar", dove Manu ci ricorda come sarebbe naturale comportarsi con chi è più sfortunato:
Io tu abriré mi puertaInizia così un disco che suona come un collage. Un mosaico di pezzi decisamente brevi, ai quali solo la scarsa durata e la fuggevolezza impediscono, forse, di ficcarsi in mente. Frammenti in cui c'è tutto il Manu Chao che conosciamo: i suadenti coretti femminili in francese ("La couleurs du temps"), i soffici tocchi elettronici a fare da tessuto nervoso alle canzoni ("Tu te vas"), la proverbiale punteggiatura di chitarra acustica ("Vecinos en el mar"), le schitarrate latineggianti (si pensi ai lampi flamenco della title track).
Como tu abrio comigo
This is not successNon mancano numerosi moniti, come quello appena citato, estratto da "River Why", ma in generale l'atmosfera di "Viva Tu" è ottimista e rincuorante. Probabilmente proprio quello di cui abbiamo bisogno per non sprofondare in un'implacabile sensazione di cinismo e impotenza che spesso aleggia in questi tempi politicamente e socialmente terribili. Il consiglio è dunque di non fare l'errore di pensare che si tratti di una trappola per nostalgici, del solito ritorno fuori tempo massimo, e di goderselo con le orecchie e il cuore ben aperti.
This is not progress
This is just a collective suicide
27/09/2024