Ichiko Aoba - Luminescent Creatures

2025 (Hermine)
chamber-folk, songwriter, ambient-folk

Si è già detto in passato, ma vale la pena ripeterlo anche stavolta: l'arte di Ichiko Aoba manipola il tempo con disarmante semplicità, si muove dentro e fuori di esso con la flessuosità di un serpente, riprendendo scampoli di vecchi discorsi come se nel mentre i mesi e gli anni non fossero passati. Avevamo lasciato la cantautrice giapponese alle prese con i venti che spazzavano gli scenari immaginati dell'isola di Adan, ed è da lì che si riparte, nello specifico dall'ultimo brano della raccolta. È a quelle “Luminescent Creatures”, agli invertebrati che popolavano le coste dell'isola e che negli ultimi anni Ichiko ha avuto modo di osservare nelle sue lunghe immersioni al largo dell'arcipelago Ryukyu, che la cantautrice giapponese dedica il suo ottavo album (nono, se si considera la colonna sonora per il film “Amiko”). Per loro la musicista compone un nuovo capitolo del suo magico canzoniere, un passaggio che non rinnega gli aggiornamenti stilistici e le espansioni sonore del precedente album, ma le compatta in un'esperienza più brevilinea, un concentrato di incanto che, come uno specchio, riflette tutto lo stupore e il mistero della vita subacquea.

Anche chi non ha modo può quindi immergersi con Aoba nelle calde acque dell'arcipelago giapponese: lo accoglierà un costante senso di meraviglia, il fluire di vite che sfuggono quasi totalmente alla nostra comprensione. In questo senso, l'approccio ellittico alla scrittura riscontrato nei primi album trova una sponda perfetta nei più ricchi arrangiamenti adottati nelle ultime prove.
Non che manchino frangenti di essenzialità voce e chitarra, eppure il discorso trae giovamento dalle rigogliose aperture cameristiche/orchestrali, che amplificano il senso di soggezione ispirato dalle profondità oceaniche: “Coloratura”, posta all'inizio, svolge perfettamente il suo ruolo di introduzione, piroettando sulle onde con accorti passi di flauto e archi, overture che nella sua fatata eleganza non approda poi troppo lontano dal calore cinematico di Joe Hisaishi. A tale tripudio fanno eco i fraseggi valzerati di “Tower”, romanza che rischiara il blu più totale, e soprattutto i preziosi arpeggi di “Luciférine”, in cui il carattere soave delle melodie della cantautrice nipponica raggiunge un ulteriore livello di trasparenza.

Luce e oscurità, la dualità archetipica per eccellenza trova nella musica di Aoba una sponda perfetta per rappresentare la propria lotta, col carico di significati che essa trascina con sé. Niente di meglio di uno scenario marittimo per l'appunto, dei rapidi cambi di scena che la vita subacquea sa offrire; all'autrice il compito di giocare coi dettagli (la celesta del sodale Taro Umebayashi a farsi cristallo attorno alla linea canora di “Mazamun”), soffiare una brezza vivace sopra soavi armonizzazioni folk (“Aurora”) e poi toglierle di un colpo, lasciando che sia l'emozione a parlare (“Flag” e le sue lievi striature bossa-nova). E l'emozione giunge sempre, carica di quella forza che l'abbandono alla natura chiama sempre a sé: il compito di un occhio sagace è quello di accudirla e non biasimarla, renderla un tutt'uno col contesto circostante, ambience tanto fluida quanto imponente, innegabile.
Negli ultimi brani di “Luminescent Creatures” questo non potrebbe essere meglio evidenziato: la voce perde talvolta la parola (i delicati synth che accompagnano “Pirsomnia”), si affida alla vastità degli spazi circostanti per illustrare la più completa subordinazione ai disegni del creato (“Sonar”).

Lontana da ogni forma di caos urbano, con gli elementi a suggerire una nuova ispirazione, Ichiko Aoba si fa guardiana di un ambiente tanto fragile quanto maestoso, pronto a rivelarsi a chi abbia il dovuto coraggio. Un gesto di sottomissione potrebbe aiutare non poco.

24/03/2025

Tracklist

  1. Coloratura
  2. 24° 3′ 27.0″ N, 123° 47′ 7.5″ E
  3. Mazamun
  4. Tower
  5. Aurora
  6. Flag
  7. Cochlea
  8. Luciférine
  9. Pirsomnia
  10. Sonar
  11. 惑星の泪 (Wakusei no namida)


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