Antonio Ciarletta

Acid Brains

Autore: Antonio Ciarletta
Titolo: Acid Brains
Editore: Harsh
Pagine: 297
Prezzo: euro 15


acid_brains_2_01Da oltre un decennio la critica musicale guarda al passato, a volte celebrando le icone del rock dell’immaginario collettivo, altre volte rimettendo in discussioni i totem stilistici e creativi nel tentativo, spesso pretestuoso, di ridisegnare le coordinate dell’evoluzione della musica moderna.
Si trattava di due metodi analitici che giocavano comunque sull’emotività della memoria personale, un criterio che il web ha messo in discussione velocizzando l’accesso a un enorme patrimonio musicale. Paul Morley e Simon Reynolds sono gli unici analisti che sono riusciti a rimettere in pista la vecchia critica musicale, grazie a un approccio svincolato dalla nostalgia e a un’attenzione ai flussi culturali underground e popolari.

“Acid Brains” ha il merito di spezzare questa catena hauntologica mettendo ordine in una materia ancora viva e vibrante, ovvero la musica del decennio Zero, come definita dallo stesso autore, il nostro redattore Antonio Ciarletta. Il punto di partenza è la psichedelia e la sua evoluzione negli ultimi anni: il termine psichedelia viene però spogliato del suo tono nostalgico, recuperando il valore avveniristico e audace che stimolò un’intensa stagione creativa.
La materia da esplorare è sterminata, e l'intuizione di Ciarletta è quella di evitare la celebrazione dei revivalisti concentrando l’attenzione più all’attitudine psichedelica che all’estetica formale. Lucido e analitico, “Acid Brains” offre un quadro esaustivo di tutte le correnti sviluppatesi nel decennio Zero sulle orme di una psichedelia rinnovata e cosciente della rivoluzione tecnologica. Si passa quindi in rassegna una mole enorme di musica e di artisti, aggregati per attitudine stilistica o geografica: si va dalla New York degli Oneida al Portogallo dei Gala Drop, passando per le gelide lande del Nord Europa, senza ignorare realtà minori ma molto creative, come il Belgio, la Francia, il Giappone e la nostra terra italica, qui analizzata con dovizia e riguardo.

Antonio Ciarletta, come moderno speleologo della materia sonora, individua ogni angolo dove si annida la psichedelia: tra le lande del folk, del noise o del pop, emerge una realtà ricca di sfumature che vengono sviscerate con competenza e passione. In una marea di notizie e nomi che vengono analizzati si rischia di restare ovviamente un po’ confusi, ma l’autore riesce abilmente a sottolineare i punti nevralgici, indugiando con aneddoti e alcune interviste sui maggiori esponenti della musica del decennio Zero.
Opera comunque unica e ricca di spunti per gli analisti a venire, “Acid Brains” rappresenta una novità assoluta per la critica italiana: in verità permette anche di sdoganare una realtà spesso poco conosciuta, quella di una variegata presenza di critici rock che nascono dal web approdando alla carta stampata grazie a una stima conquistata sul campo. Il linguaggio di Antonio Ciarletta è infatti innovativo rispetto allo standard della critica di sistema: l’introduzione di nuove terminologie (note agli internauti ma inedite per i più vecchietti) diventa uno dei patrimoni rilevanti del libro. Dopo pagine e pagine ricche di termini come hauntology, hypnagogic pop, drone, l’autore esemplifica l’origine delle correnti stilistiche citate, rendendo maggiormente fruibile l’insieme.

Come ogni opera prima, non è scevra di piccoli errori: oltre a piccoli refusi di stampa e a una scarsa qualità della carta usata per la copertina (si crea subito una fastidiosa orecchietta) va comunque sottolineato un eccesso di richiami e confronti con altre band e artisti in alcuni capitoli del libro, un utilizzo necessario per inquadrare le evoluzioni sonore di molte nuove band, ma a volte un po’ difficile da reggere a una prima lettura.
In verità “Acid Brains” è un libro che si fa rileggere con piacere, assumendo dei contorni diversi a ogni nuova disamina; il quadro generale del decennio passato diventa più netto e preciso, ma soprattutto si evidenzia maggiormente il criterio d’analisi dell’autore.

Nel capitolo sull’hauntology a pagina 235 l’autore sottolinea con parole nette e decise il suo approccio critico: "I nuovi trend non sono ormai frutto esclusivo dei fenomeni underground, ma sono influenzati dal web (…) la sensazione di già sentito diviene un paradigma (…) in sintesi si ascolta troppo (…) si ha la percezione che sia difficile scovare qualcosa di nuovo (…) un’analisi più attenta rivela come questo decennio sia stato ricco di contaminazioni, come pochi altri in precedenza". Queste premesse in verità non sono solo valide per spiegare il fenomeno dell’hauntology, ma servono a inquadrare il panorama complesso e caotico della musica del decennio Zero, che “Acid Brains” aiuta a catalogare e discriminare con una quantità di intuizioni critiche interessanti e ricche di futuri sviluppi. Un libro imprescindibile.



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