Autore: Massimo Palma
Titolo: Nico e le maree
Editore: Castelvecchi
Pagine: 195
Prezzo: Euro 19,50Inevitabilmente, raccontare la vita e la morte di Christa Päffgen, in arte Nico, è affare rischioso e, insieme, affascinante. Non basta mettere uno dietro l’altro i fatti di una biografia comunque vertiginosa: ci vuole di più. Quello che serve è una via di mezzo tra romanzo e poesia, tra trasfigurazione prosastica della materia e visioni liriche, perché Nico e la sua voce appartengono a una dimensione che va ben oltre la mera iconografia del rock.
Cresciuta sotto le bombe di una Germania nazista ormai sull’orlo del collasso, trasferitasi in quel di Ibiza quando era ancora adolescente e, poi, grazie all’occhio lungo del fotografo Herbert Tobias, catapultata nel mondo della moda e, quindi, del cinema (apparirà anche nell’epocale “La dolce vita” di Federico Fellini), la bionda e austera Nico (questo il nome con cui tutti, a un certo punto, iniziano a chiamarla, complice ancora Tobias, stuzzicato dal nome di una sua vecchia fiamma, il regista Nico Papatakis) incrocerà Andy Warhol e la sua Factory in una New York febbrile e ricca di stimoli artistici, ritrovandosi a condividere con Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison e Maureen Tucker i solchi di "The Velvet Underground & Nico", uno dei massimi capolavori del rock, nonché uno dei dischi più influenti di sempre.
Ma dentro Nico si agitavano le maree. Dietro i suoi occhi, dietro “l’enigma della loro assenza da ciò che li circonda” (per dirla con le parole dell’amico Cale, che tanto la aiuterà nell’allestimento e nella registrazione dei suoi primi dischi solisti, uno più bello dell’altro), si celava un universo in fiamme, dove i fantasmi della guerra, dello stupro subito ad opera di un soldato americano e di un padre morto in manicomio continuavano ad agitarsi senza sosta dentro una penombra sempre più fitta, sempre più prossima al buio assoluto.
E, allora, dopo le relazioni e gli incontri, più o meno fulminei, con Leonard Cohen, Jim Morrison, Bob Dylan, Jimi Hendrix, Paul McCartney, David Bowie, Iggy Pop e il regista Philippe Garrel, le crisi, la dipendenza dall’eroina, il rapporto difficile con il figlio Ari (nato da una relazione con l’attore Alain Delon), fino al ritorno alla musica, in una Manchester grigia e disadorna, dove però l’amico e manager Alan Wise riuscì a intercettarne, ancora una volta, l’ispirazione, consentendole di registrare altri dischi, meno avvincenti di quelli del suo periodo d’oro, eppure ancora in parte capaci di restituire l’essenza della sua musica, che è quel volto raffigurato sulla copertina di "The Marble Index", quasi scavato nel marmo dell'apocalisse.
Quella musica che riempiva e riempie gli spazi dell’anima come un grido disperato in mezzo alla burrasca, tra i deserti della solitudine, a ricordare le orchestre sinfoniche che, durante gli ultimi, decisivi bombardamenti sulla Germania nazista, cercavano, per ordine del folle Hitler, di esorcizzare l’ora decisiva.
Nico, la voce più sublime e commovente del rock, morta per una banale caduta dalla bicicletta sotto il sole della sua amata Ibiza, rivive in queste pagine sentite e toccanti di Massimo Palma, capace di restituire, senza un filo di retorica, l’enigmatico mistero e la profonda carica visionaria di una delle figure musicali più affascinanti del secolo scorso.