Protagonisti di questa puntata, i Sonic Youth, i pionieri del noise-rock americano, nati all'alba della no wave newyorkese. Ho chiesto a Eddy Cilìa, critico musicale per "Blow-Up" e prima ancora "Rumore", "Velvet" e "Il Mucchio Selvaggio", nonché autore di diversi libri sul rock, di rispondere a dieci domande sulla storia di questa band.
1. Per descrivere i Sonic Youth si sono usate tante etichette: new wave, “no wave”, post-punk, noise-rock ecc. Con tutti i limiti di queste definizioni, qual è, a tuo avviso, la loro giusta collocazione nel panorama del rock mondiale?
Sono dei cani sciolti intorno ai quali si è creato un bel movimento.
Nacquero in area no wave, con il punk c'entrano poco, con la new wave ancora meno e noise è definizione troppo limitativa. Sono i Sonic Youth e basta. Un raro caso di gruppo cui a vent'anni dagli esordi non è ancora venuta meno la voglia di osare.
2. C’è un legame tra il rock dei Sonic Youth e certe avanguardie di jazz e classica? Mi pare, ad esempio, che Ranaldo venisse dall’entourage di Glenn Branca…
Il legame c'è stato da subito e non è mai venuto meno. Si è anzi rafforzato con il trascorrere del tempo. Vedi il recente (peraltro infelice, a mio avviso) "Goodbye To 20th Century".
3. Qual è la suddivisione di ruoli all’interno della band tra il chitarrista Thurston Moore, l'altro chitarrista Lee Ranaldo e la bassista Kim Gordon? Chi è, secondo te, la vera anima del gruppo?
La forza della Gioventù Sonica è di essere una bestia con tre - anzi: quattro; non sottovaluterei l'apporto di Steve Shelley - teste pensanti.
Moore è quello con la lingua più lunga e dunque finisce per sembrare il leader di una formazione che in realtà non ha né capi né gregari.
4. In “Daydream Nation”, uno dei loro dischi più importanti, uscito in piena era-reaganiana, si possono leggere una metafora dell'America del boom e una dura critica sociale. Si può parlare di una dimensione politica dei Sonic Youth?
Certo. Anche se non passa per i testi o per esplicite dichiarazioni programmatiche. Ma il loro schierarsi politicamente è implicito in tutto ciò che fanno.
5. In che cosa il chitarrismo dei Sonic Youth si differenzia da quello classico delle band rock?
Non vi è distinzione fra ritmica e solistica. Tutto converge in un fluire (dis)armomico.
6. Uno dei punti di forza della musica dei Sonic Youth mi pare la tensione di fondo che pervade le loro canzoni. Sei d’accordo? E, se è così, che cosa contribuisce dal punto di vista musicale a creare questa “suspence”?
La rinuncia a un uso classico del riff. Un approccio a mezza via fra psichedelia (mi stupisce che nessuno abbia mai notato certi evidenti punti di contatto fra loro e i Grateful Dead) e minimalismo. Sai sempre cosa accadrà fra dieci secondi ma non accade mai esattamente quello che ti aspetti.
7. I Sonic Youth hanno una discografia sterminata. Quali sono, a tuo parere, i loro dischi davvero imperdibili?
"Daydream Nation" è la summa esemplare della loro prima metà di carriera, "Dirty" il loro capolavoro degli anni Novanta.
8. La critica non è stata molto tenera con le loro ultime prove. Pensi che la band sia giunta ormai al capolinea?
Assolutamente no. Lo stesso "Goobye To 20th Century", pur discutibile, dimostra che i Sonic Youth hanno ancora tantissimo da dire. E "NYC Ghosts & Flowers" è un gioiellino.
9. I Sonic Youth sono diventati quasi uno stereotipo della garage-band, del gruppo nato nell’underground americano, che ha avuto successo riuscendo a rimanere indipendente. In questo senso sono diventati un punto di riferimento per schiere di musicisti di quel genere. Secondo te, perché il movimento “indie” statunitense riesce ad affermarsi meglio di quelli europei, italiani in testa?
Perché il rock l'hanno inventato in America, mica in Brianza. E' nel loro Dna. Inoltre, il mercato discografico statunitense è, per dimensioni, il primo al mondo e dà spazio pure ai piccoli. E, tanto per citare l'Arrigo, là hanno una cultura del lavoro che a noi difetta.
10. Quali sono, secondo te, i migliori discepoli dei Sonic Youth nell’attuale panorama del rock mondiale?
Sono uno, nessuno e centomila. Anche perché chi si ispira alla lettera del loro insegnamento, ne tradisce lo spirito.
Sonic Youth Ep (Neutral, 1982) | ||
Confusion Is Sex (SST, 1983) | ||
Sonic Death (live, 1984) | ||
Bad Moon Rising (DGC, 1985) | ||
Evol (DGC, 1986) | ||
Sister (DGC, 1987) | ||
Daydream Nation (DGC, 1988) | ||
Mini Plot (SST, 1989) | ||
Goo (DGC, 1990) | ||
Dirty (DGC, 1992) | ||
Experimental Jet Set, Trash & No Star (DGC, 1994) | ||
Made In USA (Rhino, 1995) | ||
Washing Machine (DGC, 1995) | ||
Live In Texas (TEC Tones, 1996) | ||
A Thousand Leaves (DGC, 1998) | ||
Goodbye 20th Century (Syr, 199) | ||
NYC Ghosts & Flowers (Geffen, 2000) | ||
Murray Street (Interscope, 2002) | ||
Sonic Nurse (Geffen, 2004) | ||
Rather Ripped (Geffen, 2006) |