Sonic Youth

Murray Street

2002 (Geffen) | noise-rock

"Ancora stelle bizzarre guizzano velocissime esplodono, ribelli erranti perfino qui nello schema perfetto di qualche utopia passando velocissime strappando la ragnatela d'argento...". Non penso che Lawrence Ferlinghetti, quando scrisse questa poesia, stesse descrivendo un album dei Sonic Youth, ma se lo avesse fatto non avrebbe dovuto cambiare nessuna parola. "Stelle bizzarre... improvvise nella loro esplosione... ribelli persino in uno schema perfetto, perché anche l'utopia può esserlo". Ci sono molte differenze fra questi versi e un qualsiasi brano della gioventù sonica? Io non riuscivo a rintracciarle negli anni scorsi, così come non ci riesco oggi: dopo vent'anni di una carriera musicale unica e devastante, dopo mille progetti paralleli, dopo l'ormai definitivo inserimento di Jim O' Rourke nella formazione ufficiale... in sintesi, dopo questo "Murray Street".

Il successore di "NYC Ghosts And Flowers", album importante anche se sottovalutato, non poteva essere realizzato in un modo diverso. Deviato, ma senza eccessivi colpi di scena, racchiude i geni odierni di Lee Ranaldo e soci: l'ingegno ammaliante nel realizzare brani dove il rumore si fonde alla melodia, il saperlo fare esaltando ogni singolo istante, da quello d'avanguardia a quello meno obliquo, pur restando fedeli alle coordinate che da sempre caratterizzano la formazione newyorchese. Jim O' Rourke, ormai, non è solo un collaboratore esterno e certe aperture, con vaghi e lontani echi pop, possono dipendere soprattutto da lui, ma per trovare veri e propri sintomi di queste sonorità dovremo ancora attendere a lungo.

Le iniziali "The Empty Page" e "Disconnection Notice" sono i tipici brani Sonic Youth per la voce di Thurston Moore: melodicamente grezzi, la frenesia sembra apparente, salvo giungere puntuale con le concrete deflagrazioni finali. Meno originale, ma sempre piacevole per gli affini a questa musica, la successiva "Rain On Tin", in cui l'incessante (e mai eccessivo) muro sonoro finale, costruito sulle loro tipiche chitarre, ha il sapore di un "già sentito" che non dispiace riascoltare ancora una volta. Con "Karen Revisited", traccia che supera i dieci minuti, l'album raggiunge uno dei suoi punti più alti: un'ipnosi deviata, ma accessibile, incontra la sua perfetta evoluzione nel momento in cui la trama delle canzone viene abbandonata e subentra quel rumore effettato che molti hanno tentato inutilmente di emulare (nota per gli affezionati: non si tratta della Karen Carpenter a cui il gruppo dedicò un indimenticabile episodio di "Goo", ma dovrebbe essere la stessa ragazza di "Karen Coltrane", presente in "A Thousand Leaves"). "Radicals Adults Like Godhead Style" appare, pur non dispiacendo, come una "Theresa's Sound World" meno riuscita, mentre nelle conclusive "Plastic Sun" e "Sympathy For The Strawberry" è, finalmente, il turno della voce di Kim Gordon, stupenda nel passare dalla screziata schizofrenia del primo pezzo alla catartica dolcezza del secondo.

Questi i brani, ma, forse, qualcuno ha già descritto nel migliore dei modi "Murray Street". Proseguiva così Ferlinghetti: "...come nel palmo di una mano lo schema perfetto della linea della vita del cuore e della testa attraversata all'improvviso da una cataclismica lacrima, eppure non tutte separate non tutte perse nell'oscurità tutte tenute ancora insieme in qualche centro immobile perfino ora nell'alba quasi incendiaria mentre ancora un'altra ribelle che brucia intensamente sfrega il suo fiammifero sulla nostra notte...".

(06/11/2006)

  • Tracklist
  1. The Empty Page
  2. Disconnection Notice
  3. Rain On Tin
  4. Karen Revisited
  5. Radical Adults Lick Godhead Style
  6. Plastic Sun
  7. Sympathy For The Strawberry
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