24/10/2010

Einsturzende Neubauten

Columbia Halle, Berlino


Sono passati trent'anni da quando, nella Berlino d'inizio anni 80, mossero i primi passi gli Einsturzende Neubauten.

Molto è stato scritto su questa band e sull'importanza fondamentale che ha avuto e ha nell'ambito della musica contemporanea e mai come oggi appare profetico, pensando a trenta anni fa, il loro "manifesto" costituito dall'utilizzo di ogni genere di materiale, macchinario e "rifiuto" per produrre Arte.

Verso un mondo in cui con strumenti musicali si produce immondizia non esiste reazione più profonda e dissacrante che utilizzare immondizia per produrre musica. Alla vacuità dei prodotti usa e getta delle televisioni musicali si contrappongono acciaio, compressori e turbine assemblati artigianalmente per creare delle spaventevoli macchine da musica.

Molta della furia d'inizio carriera è svanita e nel corso degli anni all'interno delle composizioni del gruppo si sono inseriti elementi più tradizionali, meno marcatamente a-melodici e dissonanti, ma questo non ha fatto perdere forza ed energia a un collettivo che, soprattutto dal vivo, ha ancora la capacità di creare una mole di suoni e di rumori assolutamente impressionante.

È proprio per celebrare i trenta anni di carriera che Blixa Bargeld e soci ritornano nella loro Berlino, alla Columbia Halle, all'interno del tour intitolato "Three Decades of Einstuerzende Neubauten".

Il concerto è sold-out da tempo e ore prima dell'apertura delle porte lo spiazzo antistante la sala è affollato da un nutrito pubblico di seguaci appartenenti a diverse generazioni, passando da giovani dark a qualcuno che la Berlino degli anni'80 l'ha vissuta in prima persona.

L'inizio del live è di quelli morbidi, con "The Garden", tratta dal controverso "Ende Neu". Fin dalle prime note si intuisce che i membri della band sono in forma smagliante. La voce di Blixa Bargeld è profonda, sembra rilassato e allegro (stranamente non è accompagnato dai suoi soliti calici di vino), al contrario di quanto era sembrato in alcune delle sue ultime apparizioni. Colpisce subito il basso di Alexander Hacke, a cui sono affidate molte linee melodiche e che sovrasta la chitarra, sia come volume che come presenza scenica - vuoi mettere la sua canottiera con la giacchetta di Jochen Arbeit? -.

Chi temeva un concerto dai toni pacati viene tranquillizzato dal devastante inizio di "Die Befindlichkeit des Landes", in cui si ha un assaggio del potenziale percussivo di cui sono ancora capaci "i nuovi edifici che crollano".

La scaletta procede spaziando lungo tutta la carriera della band, privilegiando pezzi generalmente fragorosi e violenti, inframmezzati da alcuni momenti più tenui in cui ci si può stupire di quanto suoni dolcemente una turbina di aereo messa in rotazione o quali effetti stranianti e onirici possano scaturire da un mucchietto di foglie secche manipolate lentamente dal geniale N.U.Unruh che gioca con i microfoni.

Proprio il percussionista è tra gli elementi di spicco del live. A 53 anni salta come un folletto, crea un substrato ritmico trascinante in unione col batterista Rudolf Moser, declama versi "nonsense" durante la strepitosa "Let's do it a Dada" e riesce a tirare fuori dai suoi strumenti suoni mai uditi prima, come quando lascia cadere centinaia di pezzi di metallo su una lastra di acciaio da un bidone posizionato a due metri d'altezza e azionato con una corda.

Il pubblico è in delirio e la band pare sinceramente grata (con Blixa Bargeld che scherza illudendo i fan di vecchia data canticchiando "Yu-Gung" tra un pezzo e l'altro), come dimostrano i tre encore concessi, i primi due sostanziosi (da ricordare una maestosa versione di "Headcleaner", apice del concerto insieme a "Haus der Luege"), l'ultimo costituito dalla sola, malinconica "Total Eclipse of the Sun".

Sono passati decenni, Blixa Bargeld è piuttosto appesantito, la sua magrezza spettrale è un lontano ricordo e nessuno dei membri è più un ragazzino, è comunque ancora (fortunatamente) chiaro che gli Einstuerzende Neubauten rimangono artisticamente unici, capaci di impatto devastante e raffinatezze non comuni, di giocare con melodie, rumori e ritmi, ora disturbando ora cullando il pubblico, in un continuo susseguirsi di stimoli e rimandi che non lasciano tregua all'ascoltatore, segno che quello che iniziò trent'anni fa tra i palazzi disabitati di Berlino era un percorso culturale lucido e meditato, che rimane ancora oggi attuale e profondamente innovativo.

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