La techno è morta, viva la techno!
Questo, in poche parole,
è "Raw", disco con cui la notissima produttrice olandese Miss Djax ritorna sulle
scene dopo un periodo non felice a livello personale, un disco che si distingue
fra una moltitudine di prodotti che non fanno che ricalcare pallidamente quello
che fu un genere fra i più rivoluzionari del dopoguerra. Mentre tutto attorno a
lei cambia - la techno muore e rinasce sotto altre forme - l'artista olandese,
come un monolite, continua coerentemente la sua vicenda e torna alle origini con
una classe che solo chi ha letteralmente fatto la storia può avere.
Dopo
la deliziosa intro "Time 2 Play", fra il fumettistico e il natalizio, la
Djax ci catapulta nel suo stile rigoroso ma estremo, deciso, a tratti prossimo
al delirio.
Dalla potenza devastante di "Twisted" ai synth animali di
"Sick of U" (doppiata nel finale con un remix del notissimo producer americano
DJ Rush, che aggiunge ulteriore incisività a un brano già di per sé killer) o
"Techniek Stad", passando per monumentali brani di pura cassa e distorsione
sintetica, come "Crack House" e "Club Hammer", la Miss giunge a divagazioni
industriali come "My Mind", "Detained" e "Choke 666", fino alla spruzzata acida
di "Brain Candy", dove la produttrice olandese fa uscire dal sequencer
l'irruenza primigenia di un genere ormai defunto, ma che talvolta batte ancora
qualche, deciso, colpo di cassa.