Farsot

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2007 (Lupus Lounge)
black-metal
7

Sulla parete scrostata dell'artwork sono i segni di quattro unghiate a dare il titolo alla prima fatica dei Farsot. Quattro squarci lasciati lì a indicare cosa ci aspetta, come a simboleggiare i punti cardinali da attraversare tramite quest'opera ribollente di sensazioni che la musica fatica tanto a contenere quanto a liberare; le coordinate sono espresse sin nei titoli dei movimenti che compongono il concept, che sono per l'appunto quattro: Odio, Paura, Morte, Dolore. Da manuale black-metal insomma, ma il giovane quintetto teutonico mostra di essere ben lontano dalla banalità, mostra una padronanza della materia degna di consumati veterani, mostra ambizioni smisurate e una spiccata attitudine da intellettuali avantgarde, sin dai nickname, o meglio le assurde sigle, adottate dai cinque musicisti.

"IIII" si snoda in un tortuoso saliscendi di furia (in)controllata, e per tre quarti del suo cammino (escludendo gli intermezzi strumentali che separano le quattro "tematiche" principali) si ispira a piene mani a maestri del genere, in particolare gli Enslaved di quell'immenso e mai troppo celebrato capolavoro che fu "Isa", ricalcato sin nei suoni, ottimamente prodotti come da marchio di fabbrica Lupus Lounge.
Derivativi, si dirà a questo punto. Infatti, e ce ne fossero di gruppi derivativi come loro, capaci in tutti i brani di addentrarsi in regioni abitate da un terrore primitivo e autentico, col latrato del vocalist sempre pronto a guidarci sardonicamente tra i neri vapori che si sollevano dal suolo. Senza mai dimenticare creatività ed eleganza nel songwriting. Maligne e sofisticate, le canzoni restano sempre e comunque coinvolgenti, vive, tumultuose.

Fin qui tutto nella norma, comunque. Ma poi succede qualcosa: tra "Tod" e "Trauer", le scosse si placano e la nebbia si dirada nella breve estasi di un coro celestiale subito scacciato da rumori striscianti, presagio di qualcosa di devastante che incombe: trattasi di un mostro che prende il nome e le sembianze sonore dei 20, straordinari minuti di "Thematik: Trauer", epica contemplazione della catastrofe, sublimazione di quella continua ricerca dell'inafferabile che molto caratterizza il black più ricercato. Gli intrecci delle due chitarre disegnano riff tra i più belli e disperati che si possano desiderare, l'impeccabile sezione ritmica accompagna la discesa nell'abisso tra urla che strappano via la pelle, cariche di rancore e disgusto, fino alla pausa d'atmosfera e alla lenta, inesorabile, spietata ripartenza.
Un brano monumentale in cui l'opera precipita, collassa, esplode e si ricompone, lasciandosi alle spalle l'ordinaria amministrazione per inoltrarsi armi e bagagli in un viaggio senza ritorno: destinazione il vuoto, l'abbandono, il rimpianto. "Trauer" vive di emozioni vere e te le fa sentire tutte, senza difese e compromessi.
A marchiare di fuoco sacro un'opera prima calibrata con disarmante abilità, che graffia, ferisce e trascina via. Un saggio di ispirata e cerebrale arte nera, nella sua forma migliore.

07/12/2007

Tracklist

1. Thematik: Hass
2. Hass - Angst
3. Thematik: Angst
4. Angst - Tod
5. Thematik: Tod
6. Tod - Trauer
7. Thematik: Trauer

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