Mike Tamburo

Pensoso, intimamente riflessivo, l’inizio. Poi, il fingerpicking si fa diamantino, impetuoso, vicino al Basho più radioso, trasfigurando, poco a poco, in un caleidoscopio di luci ed ombre, alla deriva, in un crepuscolo di note tremolanti e tonalità riverberate. Poi, anche un mondo fatto di oscura psichedelia, di avant-rock liofilizzato come in un incubo This Heat-iano, un universo di cui si fa fatica a capire il senso prima che la necessità.

“Dance Enis Dance” è, insomma, un lavoro dal duplice volto: da un lato, il controllo della improvvisazione acustica (simbolo dell’ascolto chiaro, nitido); dall'altro, l’estasi del disordine (la distorsione dell’ascolto). La meta, la percezione non ingannevole. Ma, naturalmente, tutto si para innanzi minaccioso, dimostrandoci, ancora una volta, che nel veleggiare verso la perfezione contano soprattutto le tensioni e le forze destabilizzanti. 

I droni lasciano che il corpo e la mente si abbandonino in uno stato di trance catartica; il folk si tinge di grazia, rimescola le carte in tavola e gli onnipresenti misteri raga dissolvono gli orizzonti.
Poi, il cerchio si chiude; deve chiudersi per forza. Ma le corde erigono un monumento di echi sommerso dal suo stesso impeto: l’ enfasi, il vertiginoso impulso epico più forte di qualsiasi “controllo”. Infine, una desolazione ben chiara, lucciacante, attraversata da quella malinconia che si fa carico del tempo che scorre via.

Mike Tamburo ha 30 anni e vive a New Kensington, Pennsylvania.

09/04/2007