Our Last Night

Con quell’enfasi emocore che tanto va di moda oggi giorno e le solite, trite e ritrite, sventagliate di melodia, “The Ghost Among Us” degli americani Our Last Night si getta nella mischia senza colpo ferire.

Undici canzoni che nulla aggiungono a un canone inflazionatissimo, fatto di rabbia fine a se stessa ed epica giovanilistica, buona per ribellioni da telefilm laccatissimi, soap-opera di giovinastri con le tasche piene di dollaroni e la testa strafatta di merda chimica.

Inutile sottolineare che i brani si assomigliano un po’ tutti, per cui, ascoltato uno, ascoltati tutti. Tuttavia, per dovere di cronaca, potremmo dire, ad esempio, che “Symptoms Of A Failing System” è nu-metal per la Mtv generation (e, insomma, ci siamo capiti…); “Running The Clocks” inviterebbe pure a fare le valigie per scappare altrove, salvo poi strizzare l’occhio per suggerire di non fare fesserie; “Recovery” è incazzata di brutto ma non fa paura, è solo chiacchiere e distintivo.

Il che, poi, fa un po’ specie, anche perché mi pare di capire che Trevor Wentworth (voce), Matt Wentworth (chitarra), Alex "Woody" Woodrow (basso), Colin Perry (chitarre) e Tim Molloy (batteria) siano stati una sorta di bambini prodigio, tanto che la benemerita Epitaph li mise sotto contratto quando erano appena dei tredicenni sbarbati.

Chissà, forse avranno smarrito la retta via, avranno dilapidato il talento dopo essersi montati la testa, fatto sta che la noia domina e, arrivati a metà (“Dreamcatcher”), qualche sbadiglio ci sembra il minimo, ormai stufi di canovacci ripetuti fino alla nausea, tra urla belluine, improvvise oasi pseudo-romantiche, rettilinei cadenzati e chitarre urlanti (“I Have Fought A Measureless Battle”, “Surviving Disasters”, “The Messenger”).

Se proprio non ne potrete fare a meno… ricordatevi che vi avevamo avvertiti.

11/03/2008