Come per i
Black Lips (che però un po' si sono persi) ascoltare il garage psichedelico dei Demon's Claws significa non solo immergersi in quarant'anni di sferragliante suono da scantinato, ma altresì - e qui risiede il vero fascino - rievocare alcune di quelle oscurissime formazioni psichedeliche che nel corso degli anni hanno fatto letteralmente impazzire gli appassionati e i collezionisti di queste sonorità. Ecco, mi riferisco a improbabili sciamannati della sei corde come The Witch (pensate, questi facevano garage rock negli anni Settanta, nientemeno che nello Zambia), Traffic Sound, Los Dug Dug's, La Revolución de Emiliano Zapata, Fongus, Los Ovnis, Grupo Ciruela, Kaleidoscope (questi ultimi sembrano proprio i padri putativi dei Demon's Claws) e mille altre ancora.
Onestamente non so se e quanto Jeff Clarke e compagnia siano a conoscenza di questi gruppi, fatto sta che allo spirito cazzone si mischia quell'aria di malsana psichedelia della frontiera che rende la musica dei Demon's Claws davvero speciale. Le chitarre impastano
riff scorticanti, la voce nasale di Clarke sembra risuonare in un barattolo di latta sottovuoto, i ritmi sono trascinanti il giusto, e insomma non ci si annoia nemmeno per un secondo. Nel caso dei Demon's Claws, la differenza rispetto ad altre formazioni consimili è tutta nel
songwriting, roccioso e a tratti persino scintillante.
Anche questo "The Defrosting Of..." conferma l'andazzo dei dischi precedenti, facendo sfoggio di un nugolo di canzoni da sballo, a partire dalle supersoniche "Laser Beams" e "At The Disco", mentre nella persissima "Trip To The Clinic" e nella ballonzolante "Weird Wave" i ritmi rallentano per lasciare spazio a un oceano di psichedelia tex-mex. Il resto sta in quell'amabile territorio situato a metà strada tra deliro e scazzo.
02/11/2010