Laura Marling

A Creature I Don't Know

2011 (Virgin)
country, folk, songwriter

Laura Marling è indubbiamente un'artista che si è giocata bene le sue carte. Pur essendo praticamente inesistente sul piano dell'espressione testuale - prova ne sia, ad esempio, il secondo titolo di fila che sembra la punchline di un periodico "al femminile" -  è sempre stata stupefacente la devozione del mondo musicale (avallata da vari riconoscimenti) per un repertorio che certo non eccelle nel campo cantautorale moderno.
L'eterna ragazza dell'Hampshire, ormai condannata a rivestire il ruolo del giovane prodigio, si ripropone a un solo anno dal precedente "I Speak Because I Can" con un disco che sembra pronto per attrarre grida di giubilo per una raggiunta maturità artistica, o addirittura per l'ingresso della Nostra tra i Grandi del cantautorato anglosassone.

Indubbiamente "A Creature I Don't Know" è, sotto diversi aspetti, un sensibile passo in avanti per la musica di Laura Marling. Per la prima volta non è stata aiutata dal compagno del momento - prima Charles Fink, poi Marcus Mumford - nella produzione del proprio disco, se si esclude il tocco "sudista" del produttore Ethan Johns (Ryan Adams, Kings Of Leon, Ray LaMontagne), che rende questo terzo l'album più roots e americano e forse anche "maschio" della sua carriera.
Arrangiamenti misurati di banjo, fiddle e di una sempre vibrante chitarra elettrica accompagnano così le canzoni del disco, quasi inappuntabile sul piano strettamente formale, sebbene mantenga le strutture un po' di "The First Days Of Spring" e di "Sigh No More" ("All My Rage") e suoni invariabilmente fin troppo calligrafico (la pur notevole "Don't Ask Me Why").

Nella sostanza si conferma infatti la limitatezza del campionario compositivo della Marling: tutti i pezzi seguono sostanzialmente la stessa struttura, quella dettata dai modesti mezzi di musicista della cantautrice inglese. Un senso montante, rabbioso, di tremenda anticipazione, che sembra preludere a un enorme pathos salvifico, a un'esplosione emotiva parossisticamente amplificata dagli strumenti, che invece non arriva mai. Entrano in gioco, con le tempistiche e i modi dei più prevedibili sul palco dell'"artista arrivata", grandi acme chitarristici ("The Beast") e travestimenti country-rock ("Sophia"), nei quali la Marling arranca per mantenere il passo, poco aiutata dai suoi scarsi mezzi vocali e di interpretazione.

Tra numeri cantautorali che la Nostra non si può ancora permettere ("Night After Night"), nonostante una rara ma quasi impiegatizia precisione di linguaggio di grigi demoni del sentimento (le trasfigurazioni bestiali e il Diavolo sono un espediente espressivo assai abusato nelle canzoni della Marling), "A Creature I Don't Know" mostra comunque come la sua carriera si presenti già come una strada spianata.
Allo stesso tempo, forse, "A Creature I Don't Know" parla anche dell'estemporaneità e dello scarso ricordo che il movimento del "nu folk" inglese lascerà nella memoria negli ascoltatori.

 

19/09/2011

Tracklist

  1. The Muse
  2. I Was Just A Card
  3. Don't Ask Me Why
  4. Salinas
  5. The Beast
  6. Night After Night
  7. My Friends
  8. Rest In The Bed Of My Bones
  9. Sophia
  10. All My Rage

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