Maximilian Hecker

Mirage Of Bliss

2012 (Blue Soldier Records)
songwriter

"Don't believe in all the tragic of this song / I'm just trying to clear this mess called love", canta Maximilian Hecker nel chorus di "Head Up High", secondo dei dodici episodi del suo nuovo album intitolato "Mirage Of Bliss". Ebbene sì, sono passati ormai undici anni (e sette album, compreso questo) da quando il cantautore berlinese esibiva il suo cuore spezzato in "Infinite Love Songs", e ancora oggi le sue canzoni cercano di "mettere ordine in quel casino chiamato amore".

Negli ultimi episodi della sua carriera, Hecker ha portato a braccetto con una certa disinvoltura la sua maturità compositiva - raggiunta dalle parti di "Rose" e "Lady Sleep" - razionalizzando saggiamente le nuove uscite a una ogni due-tre anni e rimanendo abbracciato al romanticismo timido, elegante e al tempo stesso accorato che lo accompagna fin dagli esordi.
Cosa cambia quindi rispetto alle ultime non precisamente esaltanti prove del musicista tedesco? Non molto in verità, sia nel bene che nel male. Al di là dell'invito che dicevamo prima - cioè di non credere al "tragico" delle sue canzoni - Hecker ci affida ancora i suoi diari intimi con una serietà programmatica e un'apparente sincerità che non cedono nemmeno un centimetro a ogni tentazione d'ironia, pur rimanendo in equilibrio al di qua della linea che separa l'intimismo dei sentimenti dall'esibizione estenuata e stereotipata delle proprie emozioni.

Il delicato languore da dandy triste che pervade ogni momento dell'album, dalla languida rotondità di "The Whereabouts Of Love" alla contemplazione notturna di "Silent Lucid Flashes", dalla luminosa dolcezza di "The Time We Shared In Blaze And Laughter" alle dilatazioni quasi oniriche di  "Dogenzaka" (l'ambientazione è una Tokyo da "Lost In Translation", che evidentemente Maximilian conosce bene visto il suo solido successo asiatico; gli echi sonori invece vengono decisamente da "Paranoid Android" dei Radiohead), è una cifra stilistica che rende ogni canzone del trentacinquenne di Berlino facilmente riconoscibile da poche note.

La ripetitività (rispetto ai precedenti, ma anche all'interno dei sessanta minuti dell'album) è un rischio che il berlinese non sembra aver paura di correre, confortato probabilmente dalla confezione ineccepibile (ma paradossalmente un po' fredda) messa a punto dalla produzione del più che veterano Martin Glover: tutto - dal pianoforte alle chitarre di marca Coldplay, dal glockenspiel agli onnipresenti synth - è al servizio di quel romanticismo assoluto e indiscutibile di cui dicevamo sopra. Il punto di forza di Hecker, senza dubbio. E probabilmente, dopo un decennio di carriera, anche il suo limite.

07/09/2012

Tracklist

  1. The Whereabouts Of Love
  2. Head Up High
  3. Treasure Trove
  4. Silent, Lucid Flashes
  5. Mirage Of Bliss (part I)
  6. The Time We Shared In Blaze And Laughter
  7. If Only I Could See
  8. Heavenlies
  9. Why The World Has Turned For Us
  10. Mirage Of Bliss (part II)
  11. The Forsakenness Of Raging Love
  12. Dogenzaka

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