Dick Diver

Calendar Days

2013 (Chapter)
indie-pop

Quando un disco ha un brano come “Water Damage”, che parte con quegli accordi suonati con purezza sconsiderata, risuonanti di libertà, come nei Go-Betweens, allora capisci che sei finito nel posto giusto. Manco a farlo apposta, i Dick Diver vengono da Melbourne (“Calendar Days” è il loro secondo disco) e la loro musica riparte dall’indie-pop periferico degli oceanici e della Flying Nun per tentare non facili approdi personali.

Non è facile, infatti, in un genere che continua a produrre dischi meritevoli ma che pare non muoversi di un millimetro, trovare una strada minimamente originale. In questo caso, è il frontman Rupert Edwards a fornire quel lampo, quel riconoscimento istintivo che capita con poche band nel circuito. Il suo è un lamento che va dall’ironicamente stonato (“Languages Of Love”, che sembra una parodia del punk newyorkese) al roco romanticismo della già citata “Water Damage”, fino all’ubriachezza teatrale del “notturno” Waits-iano di “Boys”.
E le canzoni lo seguono, tra un lento in dolce progressione (“Amber”), un jangle-punk come “Bondi ‘98”, una scorpacciata di Sol (“Lime Green Shirt”, in odore di Paisley e di Real Estate), una rivisitazione West Coast come “Alice”.

A lui si alterna la batterista Steph Hughes (continuano le somiglianze...), nello sguaiato jangle-pop dotato di armonica della title track, nello stornello domestico di “Gap’s Life”.
Il tutto contribuisce a dare un’aria di grande varietà al disco: altra caratteristica non da poco, data anche dal fatto di avere più autori nella band.

25/03/2013

Tracklist

  1. Blue & That
  2. Alice
  3. Calendar Days
  4. Water Damage
  5. Boys
  6. Two Year Lease
  7. Lime Green Shirt
  8. Gap Life
  9. Bondi 98
  10. Amber
  11. Languages Of Love

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