Pubblicare un disco dopo quindici anni non significa confrontarsi con alte aspettative di pubblico, ma dichiarare in prima persona una supremazia indiscutibile, abbassando lo sguardo su tutto ciò che c'è stato nel mentre per ristabilire un punto fermo, una pietra miliare nella sua accezione concreta.
Il duo di Michael Hensley e Steven Hall esordiva nel 1995 con “Blood Music” – unanimemente riconosciuto tra i capostipiti di un genere – tornando a inizio secolo con “New Dark Age” e una memorabile collaborazione con Troum, sulla stessa Malignant che oggi li accoglie con rinnovato orgoglio.
La musica di Yen Pox inizia laddove finisce la parola, sulla soglia oltre la quale sta l'indescrivibile imponenza di un orrore che è anche meraviglia. “Between The Horizon And The Abyss” non è fatto di spazi angusti che faremmo meglio a non sondare, sono piuttosto i soundscape dell'ignoto che sta in superficie e si estende oltre i confini del pianeta e delle galassie. È il suono dei promontori glaciali di Lovecraft, della pre-architettura di Stonehenge, delle steli runiche e delle misteriose pulsazioni che in qualche angolo del mondo fanno impazzire una parte della popolazione.
Come alle soglie dell'inferno di Dirty Knobs, non c'è alcun senso del tempo in questa dimensione, dove possenti tremori e scie di corpi cosmici annunciano l'inizio dell'Apocalisse. Essa non avverrà nel clamore di esplosioni e devastazione, tra cori celesti e giudizi perentori, ma nella quieta magnificenza di un'alba sublime, così luminosa da soffocare le parvenze del mondo sensibile e mostrarci infine la verità sottesa ad ogni cosa.
Se ci fosse altro da dire a riguardo, credetemi, non lo terrei per me.
25/05/2015