Don Backy

Don Backy

Aldo Caponi nasce nel 1939 a Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa. Nella seconda metà degli anni 50, colpito dalle fresche ventate del rock’n’roll, si inserisce nel complesso 'I Kiss (già Golden boys). In quel periodo, il suo soprannome Agatone, diventa Agaton e viene assunto come nome d'arte. Nel '61 I Kiss diventano I Delfini, che - insieme ad Agaton - vengono scritturati per la stagione estiva al dancin' "Il Pirata" di Marina di Massa. Alla fine della stagione, una scissione porterà tre elementi dei Delfini, a seguire il transfuga Agaton, il quale - con loro - formerà un nuovo complesso che ribattezzerà Gli Apaches.

La canzone “La storia di Frankie Ballan”, scritta nel 60, lo fa conoscere agli addetti ai lavori e - grazie a questa - Adriano Celentano lo chiama nel costituendo Clan (1962). In questa occasione assume il definitivo nome d'arte di Don Backy. Il suo gruppo fisso diventa adesso quello dei Fuggiaschi ed esce il suo primo singolo dal titolo “Fuggiasco”, sul retro del quale compare la canzone che lo aveva segnalato: “La storia di Frankie Ballan”.
Ma è con il terzo singolo che si segnala al pubblico; un disco “Tris” del 1963, che contiene tre canzoni: “Amico”, “Dimmi cosa c’è”, "La Carità". Quest'ultima farà parte dal film “Il Monaco di Monza” di Sergio Corbucci, girato con la partecipazione di Don Backy e Celentano nel ruolo di due fraticelli. I protagonisti del film erano Totò e Macario. “Amico” in poco tempo balza al terzo posto in classifica. Nel brano si parla di un amico che soffre per questioni di cuore e viene aiutato a risollevarsi dalle parole fraterne del protagonista.

Da quel momento le canzoni di Don Backy hanno un successo continuo e vengono apprezzate negli anni da uno stuolo di appassionati. Come autore, il suo talento indiscusso lo porta spesso a scrivere per altri e lo stesso Celentano porta al successo canzoni da lui scritte (“Pregherò”, “Sabato triste”, “Sono un simpatico” ecc.). Sempre nel 1963, una sua canzone, “Ho rimasto”, cover di un pezzo di Ray Peterson, “What Do You Want To Make Those Eyes At Me For”, per la quale scrive l'originale testo, tocca il decimo posto nella Hit Parade.
Il successo di Don Backy cresce; le punte massime le toccano due intense ballate d’amore: “Cara” (1964, 8° posto) e “L’amore” (1965, 6° posto). Gioca con la protesta nel 1966, proponendo l'irriverente “Serenata”, dedicata ai capelloni dell'epoca. Ma è il 1967 che gli decreta il vero boom, con due brani stupendi: “Poesia” e “L’immensità”. Quest’ultima - cantata a Sanremo in coppia con Johnny Dorelli - risulterà il 2° disco più venduto di tutto l’anno. In quello stesso 1967, pubblica il suo primo libro dal titolo piuttosto fantasioso di “Io che miro il tondo” per Feltrinelli, ricevendo recensioni esaltanti.

Nello stesso periodo, inizia la carriera di attore. Recita nel film “I sette fratelli Cervi” di Gianni Puccini e in “Banditi a Milano” di Carlo Lizzani. Proprio mentre alcuni artisti del Clan abbandonano Celentano (i Fuggiaschi, i Ribelli, senza contare l'uscita di Ricky Gianco e Guidone già avvenuta nel 1963), Don Backy - per amicizia - declina l’invito di una importante casa discografica, che gli offre la ragguardevole cifra di 30 milioni (dell'epoca!) per reclutarlo nel proprio staff. Tuttavia alla vigilia del Sanremo 1968 scoppia la polemica che porta all’insanabile rottura dei rapporti tra i due artisti. Don Backy accusa il Clan di avergli "sottratto" dischi per centinaia di migliaia di copie, dichiarando cifre di vendita decisamente inferiori a quelle reali. Celentano lo punisce togliendogli ”Canzone” - brano in odore di vittoria - che Don Backy avrebbe dovuto cantare a Sanremo in coppia con Milva, e se ne appropria.

Don Backy lascia il Clan e fonda immediatamente la sua etichetta Amico, titolo del suo primo successo e modo per rimarcare la parola amicizia - secondo Don Backy - calpestata da Celentano. Con la sua etichetta incide subito le due canzoni con cui avrebbe dovuto gareggiare al Festival di Sanremo: “Casa bianca” e “Canzone”. Quest’ultima esce sul mercato nella versione del Clan e in quella incisa per la nuova etichetta Amico. Il pubblico si schiera dalla parte di Don Backy: la sua “Canzone” schizza di prepotenza al primo posto, battendo la versione dello stesso Celentano. Si lancia in un progetto assolutamente avveniristico, realizzando il 1° long playing italiano, con 12 nuove canzoni - alle quali dà i titoli dei mesi dell'anno - e lo chiama, “Le quattro stagioni di Don Backy” (oggi un vero cult, anche per la superlativa copertina contenente 12 litografie originali del pittore Mario Moletti).

Nel 1969 è la volta dei film “Satyricon” di Gian Luigi Polidoro e “Barbagia”, ancora di Lizzani. La maturazione di Don Backy a livello compositivo avviene proprio in questo periodo. Escono dalla penna del cantautore altri brani eccellenti come “Sogno”, “Un sorriso”, “Frasi d’amore”.
Nel 1971 compone fra le altre la stupenda “Bianchi cristalli sereni”, presentata al Festival di Sanremo di quell'anno e “Sognando”, un brano difficile sul tema del disagio mentale, che i discografici non gli fanno incidere. Nel 1978 ci riesce, inserendo il brano nella sperimentale commedia musicale a fumetti (un'altra delle sue estemporanee iniziative), che ne porta anche il titolo: “Sognando”. La canzone viene incisa - nello stesso anno - in modo superlativo anche da Mina.
La sua poliedricità lo porta ad addentrarsi nel mondo dei fumetti, pubblicando alcuni lavori, “L'Inferno” (1984) e “Clanyricon” (2002: graffiante storia in strisce satiriche sull'avventura del Clan), oltre alla già citata “Sognando”.

Negli anni successivi, Caponi pubblica altri libri, dipinge quadri e continua a fare dischi, quasi tutti pensati con un'idea d’insieme, oggetto di culto per pochi ma fedeli estimatori.
(Gianni Vona)

Don Backy