Ernia

Ernia

Il milanese del 1993 Matteo Professione era solito chiamare Ernia una compagna di scuola e poi, per ironia e contrappasso, è diventato famoso con questo nomignolo.
L'esperienza con la Troupe D'Elite supportata dalla Tanta Roba di Guè Pequeno, detestata formazione in cui era presente anche Ghali, lo vede attivo dal 2011. Muove così i primi passi con mixtape e collaborazioni, in contatto con l'amico Tedua, Ghali e Sfera Ebbasta.
L'Ep "No Hooks" (2016) lo presenta con brani trap privi di ritornello, ma è l'ottetto di brani di  "Come uccidere un usignolo" (2017) che lo propone come un trapper meno superficiale di tanti colleghi, come ben evidenzia la title track. Il suo flow agile e rilassato, il delivery spesso riflessivo, il content guidato anche da una capacità di storytelling non comune ne fanno uno dei nomi più promettenti del periodo.
La prova del nove è “68” (2018), finalmente un’opera col respiro di un album. Ispirato ai lavori di Kendrick Lamar e in particolare “DAMN.” (2017) ottiene il disco di platino e viene riedito in una versione estesa. È il presupposto su cui si basa il successo di “Gemelli” (2020), che dialoga con l’it-pop più rap, soprattutto nel dolceamaro singolo esa-platino “Superclassico”, anti-serenata auto-ironica e deliziosamente appiccicosa. A bilanciare questi ganci alle radio e alle playlist dei giovanissimi su Spotify, brani più aggressivi.
Il successivo “Io non ho paura” (2022), che racconta l’inquietudine nell’immaginare il futuro e vivere il presente, contiene brani introspettivi alternati a diversi momenti pop-rap e trap.

(Antonio Silvestri

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