Barry Adamson

Il ritorno di Jazz Devil

intervista di Magda Di Genova

Quando preparo un’intervista, sto bene attenta alla successione delle domande: cerco di sollevare le questioni che possano irritare o offendere il mio interlocutore alla fine della chiacchierata.
Non so perché, ma con Barry Adamson non è andata così. Forse per paura di non aver avuto abbastanza tempo o perché cercavo un modo per rompere il ghiaccio.
L’importante che il Signor Adamson non si sia alzato e non sia uscito dalla stanza.
Quando si parla di English Gentlemen!


Moltissime persone continuano a presentarla come un membro fondatore di gruppi come Magazine e The Bad Seeds , nonostante i Magazine si siano sciolti nel 1980 e abbia lasciato i Bad Seeds nel 1986. Dobbiamo anche considerare che la sua carriera solista non suona nemmeno lontanamente come suonavano quei due gruppi. Immagino sia fastidioso, dopo tanti anni.
Mi fa piacere che tu abbia sentito il bisogno di pormi questa domanda!!
Penso che quei due gruppi siano stati molto importanti e il fatto che io ne abbia fatto parte mi “colloca bene” e serva ad alcune persone per avere una chiara visione del mio percorso.
Per quanto la mia musica non sia simile a quella che suonavano quelle due formazioni, penso che lo spirito dei gruppi mi abbia influenzato e continui a farlo.

Ha fatto parte anche di un altro gruppo di culto: Visage. Eppure nessuno lo menziona mai.
In realtà ero solo uno “session guy” e non figuravo sul libro paga, quindi...

A distanza di vent’anni esatti, quali ricordi ha di quei gruppi. È stato semplice suonarci insieme?
Mi sembra di ricordare di essermi alzato dal pavimento su cui ero sdraiato, di tanto in tanto...

Come ho più volte detto prima, il suono che caratterizza i suoi lavori solisti non ha nulla a che fare con il suono che avevano i gruppi con i quali ha cominciato. Com’è riuscito a raggiungere questo tipo di sonorità? Suonare con formazioni come Magazine e The Bad Seeds La ha in qualche modo aiutata?
Penso sia vero quello che ho detto prima sullo spirito: in entrambi i gruppi c’era una parte di me che è stata attratta da loro e vice-versa, ma a fine giornata sei te stesso e il vero obiettivo è di trovare quel “te stesso” e lasciare che questo si trasformi in musica.

È sempre riuscito a dare alla musica che fa una forte impronta visiva. Considera ogni disco che scrive come una sorta di colonna sonora?
Cerco sempre di dare “visualità” alla musica, a volte è come scrivere una colonna sonora, tento di “dare immagini” ad un brano attraverso una storia.

Ha mai scritto una sceneggiatura vera e propria?
In realtà ho scritto diverse sceneggiature e racconti brevi ed ho composto colonne sonore per diversi film!

Infatti, la Sua musica è sempre stata utilizzata per film, spot pubblicitari e ha anche scritto la sigla di un programma della Cnn. È facile concedere e veder associate le sue canzoni ad uno spot pubblicitario?
Oggigiorno è una cosa normalissima avere il risultato del tuo lavoro in spot commerciali, film e in televisione. È un altro aspetto dell’aver fatto della musica il proprio lavoro. Accetto la maggior parte delle volte, dovrei segnare un limite per la “promozione del dolore”, ma, suvvia, la pubblicità del nuovo telefonino? Immagino vada più che bene!

Ha impiegato molto tempo ad accettare il ruolo di cantante: il primo disco su cui ha cantato è stato “As Above So Below”, che è il Suo quinto album solista!
È vero e pensa che mi sto abituando al ruolo solo adesso!!

Ha descritto il Suo album precedente, “The King of Notthing Hill”, come: “Illusione contro Verità”. Come descriverebbe “Stranger on a Sofa”?
“Stranger on a Sofa” è un riflesso psicologico del mondo attuale. Eccoti lì, sul sofà, lasciata sola con le tue peggiori paure sul mondo che, probabilmente si distruggerà da solo nel futuro più prossimo. Tanto vale smettere di pensarci ed ascoltare delle belle canzoni.

“Stranger on the Sofa” è il titolo più cinematografico tra quelli scelti per i suoi dischi. Forse addirittura più di “Soul Murder”. Poteva andar bene per la nuova pellicola di Hitchcock. D’altra parte, “Stranger on the Sofa” può benissimo essere considerato come il disco meno cinematografico della sua carriera. Si tratta di una semplice evoluzione naturale?
Penso che stia cercando di evitare i soliti clichè e di ripetermi, di portare le canzoni ad essere soprattutto espressione di un linguaggio cinematografico e far sì che l’ascoltatore si ponga delle domande. Che facciano parte della sceneggiatura?

Chi è lo straniero/la straniera sul divano e sul divano di chi è seduto/a?
È come chiedere a Hitchcock quali siano “Gli Uccelli” a cui si riferisce esattamente.

Per i dischi precedenti tendeva a lavorare con altre persone. Cosa l’ha spinta a lavorare a questo disco in completa solitudine?
Volevo “limitare” me stesso, pormi come farebbe un pittore: la televisione accesa ed io che catturo tutte le idée e le manipolo come un Basquiat posseduto.

Una curiosità: “Who Killed Big Bird?” è ispirata a Charlie Parker?
Lo è ora!!! Mettila così: presenta una domanda totalmente inedita alla questione di chi abbia ucciso Big Bird!!

Stranger On The Sofa” mi dà l’impressione di essere stato influenzato dal jazz degli anni 40. Ho avuto un’impressione errata?
In realtà non so nulla del jazz degli anni ’40, MA un giorno, in televisione, stavano trasmettendo questo programma sul jazz degli anni ’40 e venivano mostrate queste fotografie di ragazzi che suonavano in grandi complessi e c’era questo ragazzo che suonava la tromba e avrei giurato di essere stato io!! Addirittura i miei figli si sono messi ad urlare: “Guarda, quello è papà!!” Quindi... forse...

Non tiene molti concerti. Posso domandarle la ragione? Significa che non ci sarà l’occasione di vederla dal vivo nemmeno per promuovere questo disco?
Per questo disco terrò dei concerti, sto confermando molti impegni. Questa settimana terrò un paio di date a Londra e poi lo porterò in tournée.

Ha realizzato diversi remix per altri gruppi (dagli Einsturzende Neubauten ai Jon Spencer Blues Explosion). Come lavora su di un remix, quale approccio ha e cosa la spinge a voler fare il remix di una canzone di altri artisti?
Mi piace il compenso e la libertà creativa di “piegare” qualcosa al tuo punto di vista.
Le è mai capitato di avere una Sua canzone remixata da qualcun altro?
Sì. Mi piacciono le versioni di “Whispering Streets” di Aim & Funkstorung

Con questo suo ultimo lavoro, ha deciso di lasciare la Mute Records e fondare la sua etichetta, la Central Control International. Sono inopportuna se le chiedo la ragione? Ho sentito dire in giro che, con loro, non si sia mai trovato molto bene.
Probabilmente è così e questo mi ha portato ad aver bisogno di un mio personalissimo gruppo di lavoro.

Ogni singola versione del suo sito web ufficiale è praticamente splendida. Immagino Lei sia coinvolto nella sua realizzazione.
Discuto dettagliatamente con il designer di come immagino il sito e delle sensazioni che dovrebbe dare e da quel momento in poi lascio che il designer si senta libero di sviluppare le idee.

Si è trasferito da Manchester, Sua città natale, a Londra. Come mai?
Sulla carta sembrava che passassimo più tempo a Londra che altrove. Sono rimasto a Londra, ma quando sono tornato a Manchester per un po’, mi è subito mancata. Ora come ora non vivremmo in nessun altro posto.

Ultima domanda: ho sentito in giro che, quando era un bambino, non usciva mai di casa se non era mascherato. È vero? Che tipo di costume era? Come reagivano suoi genitori? E la reazione degli altri bambini?
Ancora adesso non esco di casa senza la mia maschera! Ieri ero un agente di cambio.
Agli altri bambini non importava perché tanto anche loro indossavano un costume, tanto meno importava ai miei genitori.

Discografia

Moss Side Story (1988)
Delusion (1991)
Soul Murder (1992)
The Negro Inside Me (1993)
Oedipus Schmoedipus (1996)
As Above So Below (1998)
The Munky World of Barry Adamson (best of, 1999)
King of Notthing Hill (2004)
Stranger on the Sofa (2006)
Back to the Cat (2008)
Pietra miliare
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