Katy Kirby

Il valore dell'autenticità

intervista di Daniel Moor

Una decina di giorni prima della pubblicazione del suo secondo disco, incontro su Zoom la cantautrice texana Katy Kirby. Abbiamo parlato di “Blue Raspberry”, del suo processo di scrittura e di alcune delle canzoni più brillanti contenute nel suo precedente lavoro in studio, “Cool Dry Place”, che l’aveva lanciata subito tra le nuove leve del cantautorato statunitense. Ora Kirby vive a Brooklyn, dove, mi dice, la quantità di concerti di qualità che si tengono pressoché ogni giorno è quasi “estenuante”. La città pulsa di vita e cultura, ma lei è contenta di andare nuovamente in tour attraverso gli States e di ritrovare spazio e tempo per dedicarsi alla scrittura di nuovi brani.

Congratulazioni per il tuo secondo album, disco del mese di gennaio qui a OndaRock! È un album che però esce a circa tre anni di distanza dal tuo debutto. Come ti senti riguardo alla pubblicazione ufficiale di “Blue Raspberry”? È comunque un periodo abbastanza lungo tra un album e l’altro.
Sì, sembra anche a me un periodo lungo. Siccome però “Cool Dry Place” fu pubblicato alla fine della prima ondata della pandemia (negli Usa perlomeno), non avevamo avuto modo di andare in tour, se non molto dopo. Mi sembra che un po’ tutto sia stato in un certo senso ritardato. Ad ogni modo, è bello pubblicare del nuovo materiale ora!

Che cosa significa per te il titolo del tuo nuovo disco, “Blue Raspberry”
La title track è la canzone più vecchia all’interno della raccolta. La scrissi nel 2020 come una love song per una persona che indossa molti cosmetici o ha colorato i propri capelli. Si tratta di scelte artificiali riguardo al proprio apparire. Invece che designare queste pratiche come un modo di oscurare se stessi, volevo scrivere una canzone che desse valore proprio a tali scelte che permettono di esprimere completamente la propria personalità e autenticità.

È un punto di vista interessante, ma come mai hai intitolato così l’album?
In parte perché è la canzone più lenta sul disco e volevo che le persone la ascoltassero attentamente…

Le tue prime relazioni queer sono esplicitamente tematizzate in alcune delle nuove canzoni. L’oggetto cubic zirconia appare più volte nelle liriche. Mi chiedevo se questo oggetto non fosse un modo per esprimere o rappresentare la queerness delle persone nelle canzoni.
Penso di sì. Sul piano astratto sto forse difendendo il valore di qualcosa che non mi sembra venga considerato come dovrebbe. Ci piacciono i diamanti perché sono belli e scintillanti, ma il cubic zirconia è bello e scintillante allo stesso modo. Non trovo che sia sensato dare più valore a uno rispetto che all’altro.

Sia in “Cool Dry Place” che in “Blue Raspberry” ci sono brani molto corti che assomigliano a dei frammenti lirici. Sono stupito dalla tua capacità di scrivere canzoni di due minuti o meno così efficaci. Come sai quando uno di questi brani è davvero terminato o quando devi invece continuare a lavorarci?
Generalmente lotto con le canzoni affinché siano un po’ più lunghe! “Eyelids” [da “Cool Dry Place”] era ad esempio una canzone che avevo in quella forma da molto tempo ma non credevo fosse terminata. Una volta, però, l’ho fatta sentire a una persona che conosco bene e mi ha detto che era perfetta così. Comunque, credo che le canzoni siano realmente finite ogniqualvolta continuo a scriverci su ma non ne esce nulla di buono. Ah, e comunque a me piacciono le canzoni brevi!

 


Una delle mie canzoni preferite del nuovo disco è “Party Of The Century”. Affronti molti temi in una canzone breve e mi sembra che, pur essendo una love song, sia valida sia per una relazione di amore che di amicizia.
Sì, sicuramente! Credo che il tema dell’amicizia sia diventato preponderante durante la fase di registrazione. Il mio produttore, Logan Chung, ha inviato la traccia ad alcuni amici e alcune amiche affinché cantassero alcune linee melodiche alla fine del brano. È stata una cosa carina.

La fase di scrittura o il processo di registrazione sono cambiati dal tuo precedente lavoro?
No, e sono contenta che non siano cambiati. All’inizio avevo pensato di provare a lavorare con dei produttori o delle produttrici esterni per questo album. Ma tutte le persone con cui parlavo apprezzavano così tanto il lavoro che abbiamo fatto su “Cool Dry Place” che ho pensato che avremmo potuto rifarlo. Mi è sembrato appropriato anche perché queste canzoni sono molto personali ed è stato naturale lavorare con le persone che mi erano vicine fin da quando le stavo scrivendo.

Vorresti però provare qualcosa di nuovo in futuro? Ovviamente il vostro modo di lavorare funziona davvero bene, quindi potreste anche continuare così…
Non saprei. Così funziona bene e siamo anche più efficienti di un tempo. Alberto Sewald e Logan Chung mi conoscono bene ormai e non devo spiegare loro cosa desidero in termini di suono e di arrangiamenti per i brani.

Rispetto al tuo precedente album, le canzoni di “Blue Raspberry” sono meno jangle-pop, ma ci sono molte più sfumature, forse anche grazie ai tocchi orchestrali.
Sì, mi sembrava che queste canzoni dovessero avere un sound più grandioso rispetto a quello solito della mia band. Per la prima volta, poi, avevamo le risorse per provare qualcosa di nuovo, di diverso. Così ho ingaggiato Rowen Merrill, che conosco dai tempi del college, per arrangiare le parti orchestrali. Sono davvero soddisfatta del risultato!

Mi piace molto la copertina del disco. Come mai hai scelto questa immagine?
Volevo che fosse un’immagine con una chiara connotazione queer; inoltre qui c’è anche un lato romantico e uno più classico – il nudo per esempio. E mi piace anche il fatto che ci sia l’acqua del mare.

Ho apprezzato anche il video di “Table”. La scena in cui distruggi il tavolo in quella chiesa è molto catartica e riprende l’irruenza della musica. Come ti è venuta quest’idea?
La mia amica Lane Rodges ha diretto il video e l’idea è sua. Lei pensava che fosse un’idea forse un po’ troppo ovvia, ma a me convinceva più di ogni altra cosa. E così alla fine abbiamo distrutto il tavolo e mi sembra che abbia funzionato bene.



 

Sì, è una specie di idea pazza, ma nel senso positivo della parola. Ma come mai hai deciso di chiudere il disco con questa canzone?
Volevo terminare l’album con un brano divertente, movimentato, e non con un pezzo lento. È un po’ come quando vedi un film al cinema e alla fine, durante i titoli di coda, c’è una canzone divertente che ti accompagna all’uscita.

Ora vorrei parlare con te del tuo album di debutto. Per me la title track era una canzone perfetta, una sorta di “instant classic”. Cosa puoi dirmi di questo brano?
La struttura della canzone e il sound su disco sono delle idee di Logan. Non sapevo come concludere il brano e lui ha provato questa sorta di jam molto esplosiva. Era perfetta, proprio quello di cui “Cool Dry Place” aveva bisogno.

C’è invece una canzone del tuo vecchio disco a cui sei rimasta particolarmente legata?
Mi piacciono ancora molto “Portals” e “Eyelids” e mi diverte suonare “Juniper” dal vivo. “Portals” è una canzone molto strana, forse la più strana che io abbia mai scritto, ma tante persone la adorano proprio. Non me l’aspettavo!

(28 gennaio 2024)

Discografia

Cool Dry Place(Keeled Scales, 2021)
Blue Raspberry(Anti-, 2024)
Pietra miliare
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