Sullo sfondo del secondo disco di Katy Kirby emerge a più riprese il tema della scoperta e dell'accettazione della propria queerness da parte della cantautrice texana. L'emancipazione dall'eteronormatività non è rappresentata come uno strappo violento o conflittuale per la giovane artista cresciuta in un contesto sociale religioso e conservatore, ma viene accettata in maniera fluidamente spontanea. Che ora le persone destinatarie delle love song siano connotate con il pronome "he" o "she" o "they" sembra peraltro aggiungere una maggiore stratificazione a una nuova serie di esperienze certamente personali, ma probabilmente capaci di risuonare con forza presso il vecchio e il nuovo pubblico della statunitense.
Alcuni frammenti lirici si ripresentano in contesti differenti all'interno di "Blue Raspberry". In una rete di immagini ricorrenti luccica l'oggetto-simbolo cubic zirconia, che dà il titolo alla terza traccia della raccolta, nonché primo singolo pubblicato già a fine agosto 2023. Questo cristallo, prodotto artificialmente e all'apparenza simile al diamante, funge da alternativa al suo corrispettivo "perfetto" proprio in virtù del suo prezzo più contenuto. Ma nel gioco di apparenza e finzione le rifrazioni del cubic zirconia emettono un significato estraneo a quello del diamante, che è normato, definito, catalogato. In "Blue Raspberry" il prodotto sintetico, sempre indossato da figure queer, fino a giungere all'identificazione tra oggetto e persona in "Salt Crystal", diviene uno strumento che non sarà forse scorretto identificare come sovversivo o completamente emancipatorio. L'espressione pubblica della propria queerness e il rifiuto all'adesione a etichette identitarie prestabilite avviene mediante lo sfoggio di un'"artificialità" che si sostituisce alla "naturalità" del minerale consueto, come a suggerire, secondo la teoria queer, il trapasso dell'essenzialismo identitario e dell'eteronormatività.
Kirby matura però non solo come autrice di canzoni, ma anche come arrangiatrice. In collaborazione con i fidati Austin Arnold, Logan Chung e Alberto Sewald, la musicista spunta i jangle chitarristici di "Cool Dry Place" per favorire una struttura armonica più ricca, anche grazie ai numerosi tocchi orchestrali evidenti fin dal brindisi decadentista dell'ouverture "Redemption Arc". Rispetto al debutto, "Blue Raspberry" mostra inoltre una maggiore propensione per le ballate che divengono ora la forma-canzone con la quale Kirby sperimenta nuove soluzioni cantautorali. C'è quindi la classica ballad pianistica con coda orchestrale ("Salt Crystal"), ma anche la trasfigurazione estatica del modello indie-folk dei Big Thief ("Hand To Hand") o lo slowcore modulato su basso e violoncello con climax finale ("Alexandria").
Ripresa dal debutto è invece quella forma frammento, breve e apparentemente abbozzata, ma in realtà perfettamente autoconclusiva, che è la griffe stilistica prediletta da Kirby. Pur senza un vero e proprio ritornello, "Fences", "Party Of The Century" e la catarsi rock finale di "Tables" sono brani con un forte impatto immediato. E la seconda di questo terzetto è senza dubbio la canzone d'amore più commovente della raccolta, in cui il desiderio erotico sembra allargarsi progressivamente per abbracciare una dimensione relazionale vicina a quella della famiglia queer proposta dalla nostra, compianta, Michela Murgia.
Nonostante la varietà stilistica, "Blue Raspberry" è un disco coeso e chiaramente architettato con l'idea di un preciso sound da riprodurre fisicamente. La cantautrice ha assorbito svariati riferimenti stilistici e li impasta adesso in maniera personale: un hook alla Waxahatchee si innesta naturalmente nella seconda parte di "Cubic Zirconia", mentre "Drop Dead" aggiorna la giocosità della sua vecchia "Traffic" con estratti dal vasto repertorio dei Wilco. E anche se è privo di un instant classic come la title track di "Cool Dry Place", il secondo album di Katy Kirby si pone come un ulteriore passo in avanti lungo un cammino di ricerca autoriale che pare destinato a brillare ancora a lungo. Ora come un cristallo, domani, forse, come una stella.
01/01/2024