Lucia Manca

Benedetta nostalgia

intervista di Giuliano Delli Paoli

Incontriamo la giovane cantautrice salentina Lucia Manca in occasione dell'uscita del suo secondo album, "Maledetto e Benedetto", prodotto a ben sette anni di distanza dall'omonimo esordio. Un disco che punta al synth pop italiano del passato e alle sonorità caldissime dei benemeriti '80, e a cui si aggiunge una scrittura tanto essenziale, quanto estremamente avvincente, talvolta anche vicina a tematiche scottanti, all'erotismo di classe e al romanticismo più antico. Una narrazione in netta controtendenza con gli umori sfuggenti e superficiali del pop contemporaneo, e che riporta a galla gli ammalianti bollori dei jukebox di una volta.  
 

Sette anni di silenzio tra il tuo album d’esordio e questo insperato ritorno. Come mai tutto questo tempo?
Si, tanto tempo durante il quale la musica è stata l’ultima delle mie priorità, purtroppo. Ho scritto solo quando sentivo la reale necessità, poi ho deciso di finalizzare tutto quando mi sono accorta di avere un insieme di canzoni per cui ero pienamente convinta. Intanto ho collaborato con Jolly Mare e sono andata in giro a suonare nel tour di Night Safari con Populous.


Oltre a loro due, hai collaborato anche con Gianluca De Rubertis, e Giuliano Dottori ha prodotto il tuo primo lavoro: cosa conservi di queste collaborazioni?
Sono state tutte esperienze positive, che mi hanno arricchito artisticamente. Ognuno di loro ha un modo completamente diverso di approcciarsi alla produzione, ma anche alla musica in genere, ed è bello scoprire i diversi punti di vista e confrontarli o integrarli con i miei.

 
Ascoltando “Maledetto e Benedetto”, avverto una fascinazione per le atmosfere suadenti del cinema italiano d’annata, le colonne sonore caldissime dei vari Piccioni, Umiliani, Tempera (penso soprattutto alle atmosfere rilassate, con archi etc. di “Noi”). Da dove nascono questi arrangiamenti?
Sì, sono molto affascinata dal quel mondo lì, infatti la scelta di Matilde Davoli per la produzione e gli arrangiamenti non è stata casuale. Lei nella sua carriera ha dimostrato di essere sempre molto a suo agio con quelle sonorità. Io di solito scrivo suonando qualche accordo di tastiera che uso per provare e sviluppare delle melodie vocali che ho in testa, o salvate nelle “memo vocali”, poi scrivo il testo e completo la struttura del provino. Man mano che imbastivo questi provini li mandavo a Matilde e lei ci costruiva intorno gli arrangiamenti e tutta la produzione, e il risultato per me è stato molto soddisfacente. Sono passati circa tre anni da quando abbiamo iniziato a lavorare al disco, ma ci abbiamo dedicato relativamente poco tempo, ci vedevamo solo quando eravamo realmente ispirate e convinte del risultato.

In “Eroi” elogi chi combatte per i propri sacrosanti diritti. La questione sessuale in Italia, al netto di una prima importante legge, è ancora parzialmente irrisolta. Come ti poni dinanzi a tutto questo? Che idea ti sei fatta?
C'è molto lavoro da fare ancora e credo che bisognerebbe lavorare soprattutto sul piano culturale. Forse dovremmo puntare sull’educazione giovanile nelle scuole, è tutto più facile quando non hai davanti persone che negli anni hanno ereditato strani stilemi. Il problema rimane (e temo che rimarrà) con gli adulti…


Come è nata la collaborazione con il paroliere Ivan Luprano presente in due brani del disco?
Ivan è cantautore molto ispirato, siamo buoni amici da tanto e la collaborazione è nata in maniera molto spontanea, io gli ho fatto sentire due brani sui quali volevo che lui ci mettesse del suo, poi dopo pochi giorni mi ha fatto sentire il risultato ed io ero molto contenta.


Il video della sopracitata “Eroi” è girato nel magnifico Piano B di Lecce. Da leccese, e in termini meramente organizzativi, culturali mi viene da chiederti cosa credi sia stato già ampiamento fatto e cosa invece bisogna ancora fare per continuare a portare tanta buona musica e cultura in una delle città più belle e culturalmente ricche del nostro paese.
Stiamo facendo bene e credo che dovremmo continuare così. L’operato di alcuni bravi promoter (supportati spesso anche dalla Regione Puglia) hanno permesso di colmare in parte quel gap culturale che ci allontana dal resto delle altre città italiane o europee. Magari potremmo puntare maggiormente sulla ricerca, investendo nella qualità, che all’inizio può non portare risultati, ma poi con il tempo sì.


Ho letto che apprezzi molto Ornella Vanoni e il cantautorato nobile ed elegante del passato. Marisa Terzi, autrice e paroliera tra le più importanti della nostra canzone, recentemente mi ha confessato la sua idea di malinconia, rispondendo con una sua poesia a una mia domanda in merito:“Ti ho detto basta quando il meglio di te dovevo inventarlo io. E mi colse di sorpresa mentre i miei occhi diventarono lucidi tanto che non poteron vederti”. Ecco: nella tua musica si avverte inesorabilmente un contatto profondo con la malinconia, con gli amori perduti e le cose andate. Dunque, pongo anche a te la stessa domanda: che rapporto hai con la malinconia?
Ho un rapporto molto stretto con la malinconia, sento spesso la necessità di provare malinconia per qualcosa che mi manca, o semplicemente per dei periodi passati. Purtroppo questo mi fa un po’ perdere il contatto con la realtà, ma a me va bene così.

Nella potenziale hit estiva, “Maledetto”, spuntano tastiere caldissime che mi riportano a certi umori della Bertè; c’è un profondo disincanto e una rabbia mai compressa. E’ il brano più immediato e “synth pop” del lotto. A proposito: ti piace il synth pop? Com’è nata questa canzone? 
E’ stato un lavoro di squadra, pensa che all’inizio era solo una mia bozza con qualche synth. Poi Matilde ha costruito tutto intorno e con Ivan Luprano ci siamo messi a scrivere la linea vocale e il testo. Il synth pop ha talmente tante sfumature che per me è difficile avere un parere unico in merito.

Cosa ascolti solitamente? Quali sono i tuoi fari, e chi apprezzi delle nuove leve odierne?
Ascolto i Beach House, i Tennis, i Grizzly Bear ma resto anche legata alla tradizione cantautorale italiana.

Come stai preparando il tuo tour? Cosa dobbiamo aspettarci?
Saremo in quattro, io, Andrea Rizzo alla batteria, Gigi Chord alle tastiere e Matilde Davoli al basso. Stiamo provando e ci stiamo divertendo, il palco è sempre un’emozione ma anche una scommessa, vediamo cosa succederà…

L’album è dannatamente estivo, poi però spunta una melanconica e autunnale “Settembre”. Sembra quasi un modo per esorcizzare il silenzio di un’attesa e un inverno alle porte difficile da affrontare. Sei d’accordo con me o c’è dell’altro? Temi l’”inverno”? “Settembre mi ha sempre rubato qualcosa, continuo a cantare anche per te”: esattamente, cosa vuoi dirci con queste parole?
“Settembre” è il primo pezzo che ho scritto del disco. Parla di un mese violento dove ho perso le persone più importanti della mia vita, una di queste è mio padre. Ho iniziato a fare musica anche per lui perché mi ha trasmesso questa passione sin da piccola e quando l’ho perso mi sono ritrovata un po’ disorientata e senza stimoli, forse perché la musica mi riportava a lui e per sfuggire al dolore preferivo non cantare. Poi ad un certo punto, grazie al tempo e ai miei amici ho ricominciato a scrivere perché si sa, non si può stare troppo tempo lontani da ciò che si ama, e così è nata “Settembre” che ho scritto per mio padre.

Discografia

Lucia Manca (Novunque, 2011)
Maledetto e Benedetto(Peermusic, 2018)
Pietra miliare
Consigliato da OR

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Eroi
(da Maledetto e Benedetto, 2018)

Bar Stazione
(da Maledetto e Benedetto, 2018)

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