Una band di giovanissimi. Nata quasi per caso. Due Ep che nel giro di pochissimo vanno esauriti. Ed un interesse crescente da parte di etichette ed addetti ai lavori. Questi sono i Mixtapes & Cellmates. I quali, partendo dal suono dei conterranei Radio Dept., dal feedback di My Bloody Valentine e Jesus & Mary Chain, sono approdati, dopo appena pochi mesi, ad un interpretazione piuttosto personale ed originale dell’indie-pop, dimostrando, nonostante la tenera età, una dose di personalità ed iniziativa non comune. Grazie all’interessamento dell’ottima My Honey, etichetta italiana, piccola ma combattiva, molto impegnata sul versante del pop scandinavo, l’album di esordio dei Mixtapes & Cellmates è disponibile anche da noi e la band di Stoccolma sarà in giro per il paese con il suo primo vero e proprio tour dalle nostre parti.
Abbiamo colto l’occasione per chiacchierare un po’ con i componenti della band, nella speranza che il passa parola permetta ai Mixtapes & Cellmates, ed a tutte le giovani e promettenti band come loro, di proporre dal vivo nel nostro paese la loro interessante offerta musicale.
Prima di tutto diteci qualcosa sulla band. Che età avete? Dove vi siete incontrati? Come avete cominciato a suonare insieme e quale è la ragione dietro il vostro nome?
Siamo una band che viene da Stoccolma in Svezia. Tutti nati tra il 1987 ed il 1988, quindi tutti tra i 19 ed i 20 anni. Due di noi (Robert e Johan) si sono incontrati in rete e gli altri due (Matilda e Henning) conoscevano Robert poiché andavano a scuola insieme.
Abbiamo iniziato nel 2005 con tre membri: Johan, Robert ed Olle, che ora non è più nella band. Tutto è nato in una cameretta con un sintetizzatore ed una drum-machine.
Abbiamo rubato il nome ad una canzone di Rocky Votolato, visto che non riuscivamo a trovare un’idea noi stessi. Ma pian piano il nome ha trovato il suo significato ed ora, qualche volta, ci sembra che abbia anche un senso.
Quello che state per affrontare è il vostro primo vero e proprio tour in Italia. Cosa vi aspettate dai concerti? I vostri concerti hanno un suono simile alle vostre registrazioni in studio oppure date spazio all’improvvisazione ed ad un sound più crudo e diretto?
Ci aspettiamo di incontrare molti simpatici italiani ai nostri concerti, l’unica volta che siamo venuti qui è stato tutto molto bello, quindi le aspettative sono molto alte. Assolutamente i nostri concerti sono molto più rumorosi rispetto alle nostre registrazioni in studio proprio perché il nostro intento è quello di portare sul palco qualcosa di completamente diverso. È proprio questo il punto nel suonare dal vivo: tentare di creare quell’energia che non si può trasmettere con un disco.
Come siete entrati in contatto con la vostra etichetta italiana My Honey? Conoscete qualcosa della scena musicale indipendente qui da noi?
In realtà è stata la nostra etichetta svedese, la Nomethod, ad inviare alcune richieste perchè il nostro disco venisse pubblicato in Italia e la My Honey è stata così gentile ed interessata da rispondere. Dobbiamo ammettere che non conosciamo molto circa la scena indipendente italiana. Sappiamo solo che i My Awesome Mixtapes sono davvero una grande band.
Siete una band giovanissima e alle prime armi. Cosa è che vi ha spinto a scrivere e suonare musica? Credete che ci sia ancora una valida ragione per iniziare a suonare? Quale sarebbe?
Questa è una domanda proprio difficile. Il nostro desiderio di scrivere e suonare musica non è qualcosa che possiamo descrivere facilmente, è solo qualcosa che sentiamo. Vogliamo scrivere e suonare musica perché è quello che amiamo, ed amiamo le sensazioni che questo ci fa provare.
C’è sempre qualcosa per cui valga la pena di scrivere e, per noi, al momento, ce ne sono tantissime. Grandi cambiamenti nella vita di ogni giorno, frustrazione, trovare lavoro e continuare a non avere soldi. Tutto ciò che ha un’influenza su di noi ci spinge a scrivere musica.
Ci sono gruppi o musicisti che vi hanno influenzato? Avete una band che considerate come un mentore?
Tutti noi ascoltiamo moltissima musica che, inevitabilmente, ci porta ad avere molte influenze, ma non siamo influenzati da qualcuno in particolare, né possiamo dire di avere un mentore o qualcosa del genere.
Le vostre prime canzoni erano molto basate sulle chitarre, piene di feedback e molto vicine al suono di bands come My Bloody Valentine, Jesus & Mary Chain or The Radio Dept.. Ma nell’album d’esordio c’è una cura maggiore per le melodie, è più pop. La vostra scelta è stata deliberata e consapevole? Oppure tutto è successo quasi per caso? Credete che, diventando, a poco a poco, migliori compositori avrete sempre meno bisogno di “effetti”?
L’album di debutto è stato più “pensato” rispetto agli Ep che l’hanno preceduto. Abbiamo provato a muoverci verso la direzione che ci sentivamo fosse più naturale. Eravamo un po’ stanchi di dover dipendere solo dal feedback. Ci piacerebbe poter scrivere la musica che ci pare, senza essere necessariamente etichettati ed inseriti in un genere od in un modo sempre uguale di scrivere canzoni.
Qual è il vostro rapporto con la produzione e gli strumenti di registrazione? Vi trovate a vostro agio con qualcuno che vi dice o suggerisce cosa dovete fare? Credete che l’aiuto di un produttore possa essere positive per il suono della band o che fare tutto per proprio conto lasci più spazio alla vostra creatività?
Abbiamo registrato i primi due Ep da soli, ma per l’album ci siamo avvalsi della registrazione dell’ottimo Oskar Sandlund. In ogni caso, anche se avevamo Oskar che arrivava sempre con idee e suggerimenti, abbiamo suonato tutte le canzoni più o meno come avevamo pensato volessimo farle, e lui si è solo limitato a farle suonare nel modo giusto. Alla fine il tutto è il risultato di un ottimo mix tra l’abitità di registrare i suoni di Oskar ed i nostri suoni naturali e l’uso degli “effetti”.
Di che cosa parlano le vostre canzoni? Che cosa vi influenza nello scrivere i testi?
I testi delle nostre canzoni sono, per lo più, riferiti ai nostri rapporti con le persone, siano essi amici o rapporti di amore. Le solite cose, ovviamente.
Siete contenti del risultato finale del vostro primo album, di come suona e delle canzoni che lo compongono? E cosa ne pensate dell’idea della vostra etichetta di far uscire una raccolta dei vostri primi Ep così pochi mesi dopo l’album? Siete d’accordo con questa mossa?
Guardando indietro c’è sempre qualcosa che si sarebbe potuta fare in maniera diversa e che avrebbe potuto essere migliorata, ma siamo piuttosto fieri di quel che abbiamo fatto. E sì, siamo d’accordo con la nostra etichetta. Fino ad oggi, fortunatamente, siamo sempre stati d’accordo pressoché su tutto con loro.
Quale direzione pensate che prenderà la vostra musica nel futuro? Le prossime canzoni saranno più vicine ai primi Ep, più noise e pieni di feedback, o si avvicineranno a quelle dell’omonimo album di esordio?
Forse saranno una combinazione di entrambi. Forse, invece, saranno qualcosa di completamente differente sia dagli uni che dall’altro. Non lo sappiamo ancora. Lo dirà il tempo.
La Svezia in particolare e la Scandinavia tutta sono, al momento, tra i posti migliori per produrre e suonare musica indipendente. Credete che quella scandinava possa essere considerata una vera e propria scena? E c’è qualche band in questo contesto che amate particolarmente?
Beh, sono davvero posti così buoni per la musica indipendente? Ottimo. In realtà non sappiamo esattamente cosa dire sull’argomento e non sappiamo rispondere se esiste uan scena o meno, ma è certo che ci sono moltissime grandi band in Scandinavia ultimamente.
Pensate ci sia ancora qualcosa di interessante e valido nel mondo dell’indie-pop, cui spesso venite associati?
Crediamo che ci sia ancora molta musica interessante, o, almeno, molta buona musica nella scena indie-pop. E ci capita di essere associati a molte bands. Alcune ottime, altre molto meno.
Guardandovi indietro, siete soddisfatti con la vostra produzione musicale fino ad oggi? C’è qualche brano che amate più degli altri? Qualcuno che preferireste non aver mai scritto o inciso?
No, non c’è nessuna canzone che preferiremmo non aver mai scritto: ogni singolo brano è una prova del progresso del gruppo e un’istantanea di come era la band al momento in cui il brano è stato scritto. Quello che vogliamo dire è che anche i brani che sembrano non così buoni hanno importanza per noi, perché fanno parte della nostra storia ed evoluzione.
La più classica delle domande, per concludere. Quali sono i vostri piani per il futuro?
Fare altri dischi, scrivere canzoni sempre migliori e provare a diventare ricchi. Aha aha.