Sophie Jamieson - Alla ricerca di un amore non complicato

intervista di Daniel Moor

Per approfondire alcuni aspetti del suo secondo disco per Bella Union, ho raggiunto via Zoom Sophie Jamieson. “I still want to share” era stato pubblicato da poco e la musicista di stanza a Londra meditava sul fatto che ormai non aveva più il controllo sul modo in cui potevano venir interpretate le sue canzoni. Ovviamente, dato lo sfondo personale delle sue riflessioni, non deve essere una cosa semplice. Il disco si spinge infatti nella profondità dell’io e i testi di Jamieson sono particolarmente intensi, ma la cantautrice mi fa notare come, in realtà, il nucleo del lavoro si possa ricondurre al “bisogno di un tipo di amore non complicato, molto difficile di fatto da incontrare nella vita”.

Vorrei iniziare con il titolo dell’album. Perché hai scelto “I still want to share”? Questa frase mi sembra essere da un lato una sorta di dichiarazione di vulnerabilità e dall’altro permette di instaurare una connessione intima con chi ti ascolta.
L’ho scelto molto presto durante la fase di scrittura. La title track è la canzone più vecchia tra quelle nella raccolta ed è una di quelle che ho composto molto rapidamente. Mi ricordo di aver scelto il titolo mentre tornavo a casa in bici dopo un turno di lavoro in un bar, ancor prima che metà delle canzoni fossero state composte. Il titolo poi ha aiutato a dare una forma al disco e nella scelta delle canzoni da inserire. In sé non posso dirti esattamente perché ho scelto proprio questo titolo, se non che una sensazione di fondo mi aveva suggerito si trattasse della direzione giusta da seguire.

I temi cruciali delle nuove canzoni sono l’amore, l'attaccamento e l'appartenenza. In che modo pensi che questi argomenti si intreccino nella tua musica e perché hai deciso di esplorare i lati più oscuri e meno romantici dell'amore e del desiderio di essere amato?
Ho deciso di esplorare questi temi perché mi sembrava un aspetto interessante la tensione tra amore e la sua natura o forza distruttiva. In generale credo che molta della mia musica esplori le forze distruttive all’interno dell’io e che esplorando i punti di tensione si generino una serie di domande che possono fungere da ispirazione artistica. Perdipiù le canzoni d’amore più semplici mi annoiano molto in fretta, mentre le contraddizioni e il coraggio di rivelare anche il proprio ugly side mi attraggono molto di più.

Mi piace molto il fatto che l’album si apra con “Camera”. Immagini come il sipario che si alza o il tentativo di mettere a fuoco l’obiettivo della fotocamera sono un modo perfetto per iniziare un viaggio musicale: è come se stessi annunciando un mistero che sta per disvelarsi.
Inizialmente avevo pianificato di utilizzare “Highway” come opening track. Poi insieme al mio produttore Guy Massey ci siamo messi a riascoltare tutte le canzoni per vedere se ci fosse qualcosa da aggiungere o modificare. Per caso la prima canzone che abbiamo riascoltato è stata “Camera” e in quel momento mi è sembrato un ottimo modo per incominciare anche il disco. Trovo che inoltre abbia il giusto livello di energia per avviare l’ascolto.

“Time pulls you over backwards”è una canzone molto intensa che inizia con una forte affermazione: “Do I wish I never loved you”. Perché hai deciso di concludere l’album con questo brano?
È una canzone che riproduce un movimento circolare e non termina con una risposta precisa. È una cosa molto comune, ma mi piace l’idea di concludere un album con una canzone più pacata. Generalmente le tracce conclusive sono le mie preferite in un disco.

Quando si è trattato di arrangiare le canzoni, cosa ti ha spinto a sperimentare nuove soluzioni sonore e ad aggiungere gli arrangiamenti d’archi?
È stato un processo molto naturale. L’harmonium ha giocato un ruolo chiave nel dare respiro, spazio e profondità alle canzoni. È stata inoltre una splendida opportunità per collaborare con la mia cara amica Josephine Stephenson che è l’autrice delle partiture per archi. Gli archi sono solo su tre canzoni, ma in qualche modo si sono rivelati un aspetto chiave del disco.

Hai già suonato un paio di concerti da quando l’album è stato pubblicato. Come stai vivendo le nuove canzoni quando le esegui su un palco?
Alcune delle canzoni le suono già da un po’ nei miei concerti, altre no. Per il momento non mi sono stufata di queste canzoni! Di solito nei miei concerti, siccome spesso sono sola sul palco, posso suonare quello che voglio o che mi sento di suonare in quel preciso momento. In passato mi era capitato di non suonare più brani che mi sembrava di aver cantato fin troppe volte, in favore di altri completamente nuovi. Ma per il momento non è così e sono contenta di portare sul palco queste canzoni a cui ho dedicato molto tempo per scriverle, registrarle e riuscire a suonarle al meglio dal vivo.

Nuove direzioni per il futuro? C’è qualcosa di nuovo per te come musicista che vorresti provare?
Non ho ancora previsto nulla, ma vorrei registrare il mio prossimo disco in un modo diverso e provare a lasciarmi andare maggiormente, senza cercare necessariamente di mantenere il controllo su ogni aspetto. Tentare un approccio più spensierato e leggero sarà dunque la mia prossima sfida!

(23 febbraio 2025)

Discografia

Choosing(Bella Union, 2022)
I Still Want To Share(Bella Union, 2025)
Pietra miliare
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