15/07/2006

Eels

Mamamia Club, Senigallia (An)


L’aria dell’estate marchigiana è densa di elettricità. Un’elettricità che sembra correre attraverso la brezza serale della riviera, per materializzarsi come per magia tra gli strumenti appoggiati sul palco ancora vuoto del Mamamia di Senigallia. È una tempesta elettrica che sembra scaturire dal nulla, quella che le casse riversano sul pubblico intento a fissare le ombre della scena deserta. Poi, ecco farsi strada la sagoma imponente e minacciosa di un gigante barbuto e tatuato, con la testa rasata e una maglietta nera dalla scritta “Security”. È Krazy Al, un tempo noto come Big Al, ed è l’elemento più surreale del nuovo show partorito dalla folle mente di Mr. E.
Avevamo lasciato gli Eels alla fine dell’anno scorso nella solenne cornice del Conservatorio di Milano, con tanto di accompagnamento di un quartetto d’archi: oggi chi non fosse abituato ai repentini cambiamenti di stile della creatura di Mr. E potrebbe stentare a riconoscerli. Niente più “Eels With Strings”, per Everett e soci: il nuovo tour si proclama sin dal titolo “No Strings Attached”, con un E armato di forbici che occhieggia con un ghigno sadico dai manifesti. D’altra parte, stando alle parole di E, un disco come “Blinking Lights And Other Revelations” richiedeva almeno un doppio tour per rendergli degnamente onore…

Quello che si presenta in scena stavolta è quindi un trio rock robusto e senza compromessi, anche se ovviamente declinato come sempre in una dimensione tutta eelsiana: Mr. E indossa una tuta e una cuffia da aviatore con gli occhialoni calati sul viso, il chitarrista The Chet porta un berretto e un completo di foggia militare, mentre il nuovo arrivato Knuckles siede alla batteria con un elmetto arancione in testa… Tutti pronti alla battaglia con barba alla “Souljacker” d’ordinanza. Accanto a loro, il bassista Krazy Al fa di tutto tranne che suonare il basso: per l’intera durata del concerto, il suo ruolo è quasi esclusivamente quello di agitarsi sul palco come un forsennato, mimando mosse di kung-fu, boxe e body building
L’attacco, con un’impetuosa e roboante “Old Shit/ New Shit”, fa da perfetta dichiarazione di intenti: “I’m tired of the old shit, let the new shit begin”. Detto fatto, ecco lo smargiasso riffone hard di “Rock Show”, cover di un brano firmato a quattro mani da Peaches e Iggy Pop, che viene sfoderato dagli Eels con la consueta dose di sarcasmo verso i luoghi comuni del rock. “You came to see a rock show/ This isn’t a fuckin’ talk show”, abbaia E verso il pubblico (a dire il vero non troppo folto) di Senigallia… La parodia del concerto rock è una delle chiavi di lettura fondamentali del nuovo tour degli Eels: E non dice una parola durante tutto lo show, delegando le relazioni con il pubblico al bodyguard Krazy Al, che snocciola tra un brano e l’altro i più retorici proclami da rockstar. Ma il momento più geniale è quando Al indossa con enfasi un guanto da infermiere e scende torvo in mezzo al pubblico delle prime file per dare un cinque a tutti quelli che gli vengono perentoriamente indicati da E… Come dire che il rituale del concerto rock non è che una pantomima in cui la star, anche quando finge di mescolarsi con il pubblico, non scende mai dal suo piedistallo.

Subito arriva un’altra cover, “Crazy Love” di Willie Dixon, chiaramente tutta dedicata al “pazzo” della serata, Krazy Al. La mancanza del basso nella maggior parte dei brani e il blues sporco e abrasivo che contraddistingue il suono della band avvicinano sorprendentemente gli Eels in formato “No Strings Attached” a una versione degli White Stripes dalla vena più cantautorale.
Una volta messe le carte in tavola, il concerto entra nel vivo con una trascinante “Eyes Down”, splendida e misconosciuta b-side tratta dalla colonna sonora del film “Holes — Buchi nel deserto”, e con una “Dirty Girl” che si conferma ancora una volta come una delle canzoni più apprezzate dalla platea. Tanto per non smettere di divertirsi a spiazzare le attese, E coglie al volo un’altra recente b-side, “After The Operation”, e la trasforma da bozzetto acustico in potente ballata elettrica, per poi lasciare il microfono allo strepitoso The Chet, che si dimostra un bluesman di tutto rispetto nella sua rilettura di “Jesus Gonna Be Here” di Tom Waits.
Mr. E si alterna tra chitarra e pianola, regalando i guizzi d’organo di una vigorosa “Mother Mary” e il tuffo nel passato di “Rags To Rags”, “Last Stop: This Town”, “The Sound Of Fear” e dell’immancabile “My Beloved Monster”, aggiornata per l’occasione in frenetica sarabanda soul.

Sembrano meno inclini alle sfumature e più votati al coinvolgimento fisico, gli Eels del 2006. Ma quando la foga si attenua, come in “A Magic World”, le chitarre di E e The Chet rimangono da sole a incidere nel profondo con la loro lancinante dolcezza, conferendo a “I’m Going To Stop Pretending That I Didn’t Break Your Heart” una forza così struggente da portare alla memoria i Rem di “Country Feedback”. Spaziando in un repertorio ormai decennale, senza mai preoccuparsi di dover accontentare qualcuno, gli Eels rimangono ostinatamente indifferenti a chi continua a non cogliere il gusto alla Andy Kaufman delle loro messinscene, così come a chi storce il naso ogni volta che giocano a riaffermare il loro personale “it’s only rock ‘n’ roll”.
Sulle note di “Not Ready Yet” sembra spalancarsi una sorta di buco nero sonico, che conduce la band a galleggiare per una ventina di minuti in una jam session distorta e onirica, nel bel mezzo della quale E lascia il palco e se ne va a farsi un giro affidando la sua chitarra a Krazy Al, che nel corso della serata si diletta occasionalmente anche con pianola e tamburello. La band prosegue imperterrita fino a cancellare il senso stesso del tempo, come se quell’incessante alternanza di assalti e rese dovesse durare per tutta la notte. Poi, Mr. E si ripresenta in scena e riprende le fila del brano da dove l’aveva lasciato, per portare finalmente alla conclusione la sua estenuante escursione strumentale. Mentre Krazy Al regala assaggi di panna spray al pubblico (!), E si lancia nel gran finale impugnando il microfono in stile cantante confidenziale per le ennesime cover della serata, una tarantolata “I Put A Spell On You” e “That’s Life” di Frank Sinatra, che sembra fatta apposta per adattarsi allo sghembo sorriso di Everett.

Dopo una breve pausa, gli Eels tornano sul palco giusto il tempo per una scatenata “Cancer For The Cure” e per la consueta versione punkettara di “I Like Birds”, se possibile ancora più arrembante del solito. La speranza di uno di quei bis a sorpresa, divenuti ormai proverbiali tra i fan, si spegne quasi subito, non appena il dj set notturno comincia a martellare dal dancefloor all’aperto del locale. Ma mentre alla Rotonda di Senigallia fervono i preparativi per l’attesissima esibizione di Fred Bongusto (!), per i fedelissimi che si attardano vicino al tour bus dopo la fine del concerto c’è ancora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con i componenti della band, rilassati e disponibili come pochi… e persino di strappare un autografo a Mr. E, che bofonchia solo qualche parola con il sigaro tra le mani, ma non si nega a nessuno dei presenti.
Come direbbe Al, “crazy motherfucker called E”…

Setlist

1. Old Shit / New Shit
2. Rock Show (Peaches)
3. Crazy Love (Willie Dixon)
4. Eyes Down
5. Dirty Girl
6. After The Operation
7. Jesus Gonna Be Here (Tom Waits)
8. Mother Mary
9. The Sound Of Fear
10. My Beloved Monster
11. A Magic World
12. Rags To Rags
13. I’m Going To Stop Pretending That I Didn’t Break Your Heart
14. Last Stop: This Town
15. Not Ready Yet
16. Railroad Man
17. Dog Faced Boy
18. Souljacker Part I
19. I Put A Spell On You (Screamin’ Jay Hawkins)
20. That’s Life (Frank Sinatra)

Encores:

21. Cancer For The Cure
22. I Like Birds

Eels su Ondarock