Ci sono molti motivi che possono indurre oggi a vedere un concerto dei Sonic Youth:
1) arrivati a quasi trent’anni di carriera sono unanimemente riconosciuti come un vero e proprio monumento vivente;
2) sono storicamente i più imponenti rappresentanti del noise-rock, punto di riferimento per stuoli di musicisti nati dopo di loro;
3) lo scenario dell’appuntamento è emozionante, una location che da sola vale il prezzo del biglietto;
4) c’è Kim Gordon che, pur se invecchiata, è sempre lì da ammirare al centro del palco;
5) c’è l’esecuzione integrale di "Daydream Nation", un must del rock degli anni 80.
A fine concerto troviamo altri motivi che avrebbero potuto indurre a tralasciare la visione del concerto:
1) chi ha avuto già occasione di vederli in passato, ha trovato davanti a sé una copia sbiadita della band incendiaria di una volta, una band che oggi osa di meno, sperimenta di meno, si adagia sul passato a fronte di lavori recenti sempre validi ma meno eclettici e più orientati al pop;
2) per quanto l’amore che nutriamo per loro sia smisurato e incondizionato, non si può non riconoscere che la bella Kim è ormai completamente senza voce, per tutto il concerto è immobile sul suo ormai innocuo basso e solo verso la fine si concede a balletti e giravolte che sfiorano il patetico, a fine concerto quando la band saluta lei se ne va senza neanche degnare il suo pubblico di uno sguardo;
3) "Daydream Nation" è un gran bel disco, ma che senso ha dedicare un intero concerto alla sua esecuzione integrale, quando lo sterminato passato della band avrebbe loro permesso di metter su un set più variegato e direi interessante, evitando in questo modo la terribile scontatezza del "so già che pezzo faranno dopo".
Alla luce di queste succinte riflessioni, un concerto dei Sonic Youth è pur sempre un concerto dei Sonic Youth, anche se oggi ci appaiono come più prevedibili e meno innovatori rispetto ai bei tempi andati.
Come previsto la prima parte del set consiste nell’esecuzione integrale di "Daydream Nation", il disco che li consacrò definitivamente nel 1988; un’esecuzione senza infamia e senza lode, dove avremmo senza dubbio gradito qualche tocco imprevisto; invece, anche il momento più dannatamente noise, cioè la parte centrale di "Total Trash" viene semplificato per facilitarne l’uso e consumo.
A emozionarsi ci si emoziona, eccome, sia per le canzoni sia per quello che i Sonic Youth rappresentano, ma dubito che un set del genere possa avvicinare nuovi fan al quartetto, nonostante Thurston Moore e Lee Ranaldo siano sempre grandi. Il problema è che suonano come se avessero "accademizzato" il proprio stile, non più dedito alla ricerca di nuove soluzioni, bensì prigioniero della pedissequa ripetizione di sé stesso.
E’ come se avessimo di fronte un clone o una cover band particolarmente efficace, in grado di eseguire perfettamente il repertorio ma disinteressata ad aggiungere aspetti spiazzanti e inediti.
Ma la pecca più grande della serata risiede nei bis, che sono due e che inspiegabilmente riguardano esclusivamente brani estratti dal più recente lavoro in studio, "Rather Ripped", un album comunque buono, uscito da circa un anno.
Completamente ignorato il resto di una discografia importante e fondamentale, nemmeno un brano di "Dirty", nemmeno un accenno da qualsiasi altro lavoro in studio. Un vero peccato.
Sonic Youth performing Daydream Nation:
- Teenage Riot
- Silver Rocket
- The Sprawl
- ‘Cross The Breeze
- Eric’s Trip
- Total Trash
- Hey Joni
- Providence
- Candle
- Rain King
- Kissability
- The Wonder
- Hyperstation
- Eliminator Jr.
…
- Incinerate
- Reena
- Do You Believe In Rapture
- Jams Run Free
…
- Pink Steam
- Or