27/09/2009

John Adams & The London Sinfonietta

Southbank, Londra (Uk)


London Sinfonietta: l'eclettismo. John Adams: il post-minimalismo e il linguaggio musicale contemporaneo. Quella che sotto certi punti di vista è la rivisitazione e la negazione del concetto stesso di attualità (vecchie regole interpretate col dinamismo del "futuribile"), per altri è un incontro al vertice di una musicalità strettamente legata al presente, al contingente. La musica di Adams è una visione astratta e quindi profondamente naif del mondo in cui viviamo. Sarà per questo motivo che, come da programma, l'esecuzione di "In The Name(less)" di Paul Dresher avviene tramite cd, mentre metà del pubblico è ancora intento a trovare il proprio posto e l'altra metà ancora non è arrivata. La scelta è crudele ma contribuisce a donare quel senso di contingenza e affanno tipico dei nostri giorni. Il quadrachord e la marimba lumina - due nuovi strumenti impiegati dall'autore in quest'opera - restano quasi del tutto inascoltati.

L'applauso e poi il silenzio sono invece tutti per Adams. Pochi attimi e le note del "Credo in US" di John Cage si stagliano nella sala. Lattine percosse, un pianoforte e frammenti radiofonici per quello che fu il primo esperimento plunderfonico della storia. Estremo, godibile, geniale. Dresher si prende la sua rivincita con l'esecuzione del "Concerto per violino e band elettro-acustica": una premiere europea per quella che possiamo definire un'opera rock ispirata alla manipolazione del "Sonata and Interludes for prepared Piano" del già citato Cage. Un esperimento dai toni drammatici ma dinamici che di certo non avrebbe deluso il grande compositore losangelino.
Si torna dall'intervallo per l'ironica "Cheating, Lying, Stealing" di David Lang. "Non c'è ancora un nome per questo genere di musica" scrisse tempo fa il Los Angeles Times riferendosi a Lang e in particolare a quest'opera. C'è del jazz (velato, ma c'è !) e del sano minimalismo, ma anche e soprattutto quello che non ti aspetti. Lang si conferma uno dei compositori di punta del panorama mondiale.

Adams dal podio si volta e sorride soddisfatto.
Forse perché ora è il turno della sua "Son Of Chamber Music": un primo movimento costruito intorno a tre note in un groove quasi funky, un secondo imperniato su una stessa melodia interpretata "a strati", adagiandone uno sull'altro, tagliando, cucendo, violando i canoni concettuali dei principi portanti della musica moderna. L'ultimo movimento è un trionfo di aritmia, tempi dimezzati che riportano al "Nixon in China" dello stesso Adams. Che di nuovo si volta, sorride, ringrazia e se ne va.

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