I Mi Ami hanno fatto parlare di sé in virtù di due eccellenti dischi, usciti il primo per la Quartestick (nel 2009) e l'altro nell'aprile del 2010, per la Thrill Jockey. Si tratta in sostanza di un gruppo (o, meglio, un trio) formatosi a San Francisco dall'ex bassista dei Black Eyes, Jacob Long, insieme al femmineo e indemoniato cantante Daniel Martin-McCormick e al batterista Damon Palermo. Il genere di riferimenti può essere individuato in un'intrigante ibrido tra no-wave, disco-punk, elettronica e sperimentazioni post-rock.
Insomma, l'attesa di vederli dal vivo era notevole. Il concerto romano si è svolto al New Traffic Club, che è in pratica la nuova ragione sociale del vecchio Traffic, più ampio e consono agli eventi live rispetto alla vecchia sede, anche se più difficoltoso da raggiungere, dato che è sito all'estrema periferia romana, sulla Prenestina in prossimità del raccordo anulare. Hanno aperto la serata, alle 23.00 in punto, i Real Miracolo, un gruppo romano (anche se per metà formato da ragazzi abruzzesi) dedito al più puro sound no-wave newyorkese (DNA in primis, ma anche Mars, Teenage Jesus & The Jerks, primi Sonic Youth). Il vocalist Mauro Bertarelli occhieggiava come un novello Mark E. Smith nel suo "cantato" quasi spastico e assolutamente non virtuoso, probabilmente anche un pochino sotto alterazione da eccessivo tasso alcolico nel sangue, visto che non appariva poi molto concentrato e in sé, ma leggeva addirittura i testi delle canzoni su dei foglietti di quaderno che teneva in mano! Comunque, quasi tre quarti d'ora di buon noise-rock, non particolarmente originale, ma decisamente superiore a tantissime band di indie italiano. Peccato per la resa sonora non ottimale (forse problemi di acustica del locale o del loro tecnico al mixer, ma il sound, in sala, era nell'insieme un tantino sovraccarico e confuso) e per lo scarsissimo pubblico presente: appena quindici persone!
A mezzanotte in punto, finalmente salgono sul palco i Mi Ami (che, prima dell'esibizione dei Real Miracolo, si sono dilettati come dj ai piatti e al soundsystem posizionati in sala) che, con grande sorpresa dei presenti, erano solo in due, cioè il bassista Jacob Long e il cantante McCormick. Mancava il batterista, per ragioni non meglio specificate, e ciò ha un po' penalizzato, ovviamente, l'insieme della loro esibizione.
Comunque, hanno eseguito per intero tutto l'ultimo album "Steal Your Face" e sono partiti alla grande con "Harmonics (Genius Of Love)", suonata però completamente con l'ausilio di strumenti elettronici, come così tutto il resto del loro live. Long non ha mai preso in mano il basso, destreggiandosi tra mixer, varie consolle e laptop (solo in un'occasione si è improvvisato per pochi minuti come batterista), mentre MacCormick era la vera attrazione dello show. Un cantante pazzo e indemoniato come pochi, dal timbro abbastanza alto, femmineo e stridulo e, soprattutto, un grande performer e showman.
Oltre a suonare un minimoog vintage analogico e a smanettare anche lui sulle manopole del mixer, ha iniziato da subito a dimenarsi e a contorcersi sul palco. Addirittura, in un certo momento, sembrava volesse tirare il microfono addosso a un tizio sotto il palco, il quale ha gradito poco lo scherzetto e gli ha lanciato epiteti a voce e minacciato a gesti. McCormick ha raccolto la provocazione e, a un certo punto, a metà concerto, è sceso dal palco, sempre cantando, avvicinandosi quasi corpo a corpo col suo interlocutore. Per un attimo, c'è stato il timore che i due se le dessero di santa ragione, ma per fortuna qualcuno è intervenuto in tempo a dividerli. Lo show dell'invasato vocalist non termina qui. Dopo una doccia con una bottiglia di acqua minerale (questa, sì, la poi gettata in mezzo al pubblico) e ci è mancato poco che quasi si denudasse sul palco.
La musica, comunque, procedeva alla grande, anche se sembrava più un live-set di un gruppo della DFA o di un dancefloor alternativo, più che il repertorio dei dischi dei Mi Ami, nei quali l'elettronica è ben amalgamata con il post-punk e la no-wave. Per ballare, i groove erano ottimi, comunque. Improvvisamente, e dopo tutto quel bailamme, all'una meno un quarto, i Mi Ami hanno staccato la spina e alzato i tacchi. Lo show era finito così, senza alcun preavviso, dopo a malapena quaranta minuti di esibizione di fronte a una quarantina di persone. Insomma, un po' di amaro in bocca lo hanno lasciato. L'impressione è che abbiano suonato senza troppa voglia, forse dovuta al fatto che mancava il batterista. I loro dischi, però, valgono molto di più di questa loro esibizione.