Cala il sipario sull’edizione 2015 del Postepay Rock In Roma, con l’ultimo evento della rassegna che ha scandito l’intera stagione estiva, a partire dal 14 giugno con l’esibizione degli Alt-J.
La chiusura è al fulmicotone, protagonisti gli attesissimi Linkin Park, grandi catalizzatori di fine estate, in grado di richiamare la folla delle grandi occasioni, realizzando la seconda miglior affluenza stagionale, seconda soltanto al concerto dei Muse di sabato 18 luglio.
La celebre formazione losangelina, in pista da oltre quindici anni e amatissima dal proprio pubblico, fra l’altro inserita da Mtv nella top ten delle migliori rock band di sempre, ha dimostrato questa sera una volta di più che sessanta milioni di dischi non si vendono per caso.
Il portentoso mix di hip-hop, nu-metal, sequenze elettroniche e alt-rock, associato a un gusto innato per la melodia, ha coinvolto il pubblico come raramente accade, grazie anche alla potenza di suono sprigionata dal sestetto.
Prima di loro la serata è stata aperta dal power-punk dei canadesi Simple Plan, altra formazione molto esperta, il loro primo lavoro risale al 2002, che ha alternato brani divertenti e iperveloci (“Shut Up”) a qualche riuscita ballad ben collaudata (“Welcome To My Life”).
Poi tutti per i Linkin Park, per la prima volta assoluta a Roma, e sin dalle prime note di “Papercut” è un uragano di suoni quello che si abbatte sulla platea, non troppo dissimile dalla potenza devastante che potrebbe avere oggi un set dei Rage Against The Machine o dei Beastie Boys. Impossibile restare fermi, il ritmo è sempre altissimo, i brani, anche quelli più strutturati, si chiudono sempre al massimo entro tre minuti, una formula che non concede mai spazio alla noia e che fa immediatamente decollare lo show, che non ha un solo attimo di stanca.
Le 28 tracce proposte spaziano con equilibrio fra i sei album finora editi (il più recente, “The Hunting Party” è del 2014), con lieve predilezione per quello che resta il più amato, “Hybrid Theory”, il loro esordio, datato 2000, premiato con ben sei estratti in scaletta.
Le hit più celebri ci sono quasi tutte, da “Breaking The Habit” a “Numb”, da “What I’ve Done” alla più ovvia, quella “In The End” che catapultò il nome dei Linkin Park all’attenzione mondiale.
Vengono eseguite anche “New Divide”, mai inclusa in alcun album del gruppo ma presente nel soundtrack del film “Transformers: Revenge Of The Fallen”, una cover di Steve Aoki (“Darker Than Blood”) e due tracce del side project hip-hop di Mike Shinoda, Fort Minor (“Remember The Name” e “Welcome”).
Chester Bennington è in grandissima forma, conosciamo benissimo le sue doti vocali, la possibilità di cambiare radicalmente registro all’interno di una canzone, passando con naturalezza da una linea melodica a una scream; la band alle sue spalle si muove compatta e sicura, fra riff portentosi e virate elettroniche, e Shinoda, fondamentale nel ruolo di co-protagonista, si conferma come il più importante ed efficace rock rapper (passatemi la licenza) di tutti i tempi.
E' il grande epilogo per una rassegna che di anno in anno conferma il proprio prestigio internazionale: già sta partendo il toto-scommesse per quelli che potrebbero essere i protagonisti dell’edizione 2016, l’organizzazione è al lavoro e non è escluso che entro fine anno vengano comunicati i primi nomi che calcheranno questo palco dal prossimo giugno.
Setlist Linkin Park
Papercut
Given Up
Rebellion
Points Of Authority
One Step Closer
A Line In The Sand
From The Inside
Runaway
Wastelands
Castle Of Glass
Leave Out All The Rest / Shadow Of The Day / Iridescent
Robot Boy
New Divide
Breaking The Habit
Darker Than Blood
Burn It Down
Final Masquerade
Remember The Name
Welcome
Numb
In The End
Faint
…. ….
A Place For My Head
Waiting For The End
What I’ve Done
Bleed It OutSetlist Simple Plan
Shut Up
Can’t Keep My Hands Off You
Jump
Welcome To My Life
Your Love Is A Lie
You Suck At Love
Boom
When I’m Gone
Jet Lag
I’m Just A Kid
Summer Paradise
I’d Do Anything
Perfect