"Only Theatre Of Pain", disco d'esordio dei Christian Death è, all'interno dello stesso scenario del rock gotico, il disco "maledetto" per eccellenza. Disco che è la pura espressione delle idee e della personalità di Rozz Williams, fondatore della band, personaggio che all'indomani della sua morte, avvenuta il 1 aprile del 1998, è assurto a uno dei culti più "sotterranei", eppure più vivi e sentiti, tra quelli dedicati alle molte vite bruciate del rock.
Figura controversa e provocatoria, Rozz Williams in tutte le sue attività musicali sia con i Christian Death che negli svariati progetti successivi (alcuni bellissimi, come gli Shadow Project con Eva O, che per qualche anno fu anche sua moglie, e il disco realizzato nel 1995 con Gitane Demone "The Dreamhome Heartache"), sia nei suoi dischi di spoken-word, che nelle sue poesie e nei suoi dipinti, e in tutte le sue performance scandalose, ha sempre incarnato l'archetipo dell'artista decadente in eterna ed estrema ribellione contro la realtà: ostinatamente rinchiuso dentro le sue visioni, incapace di affrontare i problemi "concreti" della vita, dalla lotta per i diritti legali sull'uso della sigla Christian Death, da lui coniata ma poi, nel 1985, consegnata nelle mani del chitarrista Valor per poi tentare invano di riappropriarsene nei primi anni Novanta, alla dipendenza da alcol e droghe che ha accompagnato, e in gran parte devastato, tutta la sua vita.
Il Rozz Williams che nel 1982 si appresta a incidere il primo album con la sua band è un diciannovenne proveniente da alcune esperienze in ambito punk e ultra-underground, in fuga dall'educazione rigidamente religiosa impartitagli dai genitori, e perciò attratto da tutto ciò che è oscuro, proibito e nascosto, innamorato dell'arte surrealista e del dark-punk britannico, soprattutto quello "teatrale" dei Bauhaus. I Christian Death esistevano già nel 1979, con la formazione che vedeva accanto a Williams il bassista James McGearty e il batterista George Belanger, ma è nel 1981 con l'arrivo del fenomenale chitarrista Rikk Agnew che la band prende il volo: dopo un Ep, nel 1982 la band ottiene il suo primo contratto discografico e la possibilità di incidere il suo esordio. Il risultato è forse il disco più "malato" e occulto dell'intera epopea del rock gotico: non ha ancora la qualità musicalmente eccelsa del suo successore "Catastrophe Ballet" (disco già fortemente marchiato dalla presenza del nuovo chitarrista Valor, che allo stile secco e immediato di Agnew contrappone un gusto per arrangiamenti preziosi e fantasiosi, che alla lunga diventerà però sterile leziosità); non ha nemmeno la profondità dei maestri britannici, ma ha dalla sua una naturalezza sconcertante, un equilibrio che ha del miracoloso, soprattutto considerando che all'interno della band già sorgevano molti di quei problemi e dissapori che avrebbero portato a un totale cambio di line-up già dal disco successivo. Il disco, soprattutto, vive della perfetta fusione tra lo straordinario chitarrismo di Rikk Agnew e il canto sofferto e monocorde Williams, che recita i suoi testi, imbevuti di richiami all'occultismo, con un tono stregonesco e in costante agonia (si dice, ed è probabilmente vero, che Rozz Williams incise tutte le parti vocali in appena una notte, in uno studio illuminato solo da poche candele e con una busta di cocaina sempre a portata di mano).
Il "teatro del dolore" di Williams prende il via con la meravigliosa "Cavity", immergendo fin da subito l'ascoltatore in un'atmosfera di paura e disagio, con un andamento ipnotico e cadenzato, salvo aprirsi improvvisamente in una galoppata mozzafiato degna dei migliori Bauhaus. "Figurative Theatre", omaggio di Rozz Williams al suo grande amore, il surrealismo, è un perfetto esempio di ciò che si intende per "dark-punk", mentre "Burnt Offerings" rallenta e dilata le armonie in un concerto dissonante vicino agli esperimenti dei Pil. Il cuore "nero" dell'opera è composto dalle cupissime "Mysterium Iniquitatis", "Dream For Mother e "Stairs", scandite da ritornelli lancinanti, immerse in climi cimiteriali, poste in sequenza in modo che ognuna precipiti sempre più giù in un abisso di ansia e paura, culminante nel sabba malefico di "Spiritual Cramp", con un crescendo strepitoso condotto da un Rikk Agnew sempre più padrone della scena.
Ma il capolavoro assoluto dell'opera, il brano che svetta su tutto il resto è "Romeo's Distress", ballata romantica e disperata, sfrenata danza di anime perse, di spettri senza riposo che sfrecciano come saette. La pantomima teatrale di Rozz Williams culmina nella stridente "Resurrection", mentre l'esperimento psichedelico "Prayer" chiude l'opera sprofondando in atmosfere da rituale occulto.
All'indomani della sua pubblicazione, "Only Theatre of Pain" fu oggetto di un vero e proprio boicottaggio per i suoi testi, considerati blasfemi, satanisti, e quant'altro; sono famosi episodi come i falò nei quali gruppi di integralisti religiosi distruggevano copie dell'album fuori dai locali in cui la band si esibiva, o il talk-show sul satanismo durante il quale il presentatore riservò a una copia del disco un trattamento simile. Dal canto suo, Rozz Williams non ha mai fatto nulla per smentire i suoi detrattori e i suoi nemici (anzi...): ha proseguito invece imperterrito per la sua strada, discutibile finché si vuole, ma sempre coerente, coraggioso e soprattutto sempre spudoratamente sincero e autentico. Come tanti altri prima di lui, Williams preferì smettere di lottare e consegnarsi al culto dei fan, vittima di quei tormenti interiori che in questo disco sono al loro stato più puro.
27/10/2006