Laura Nyro è una delle cantautrici più talentuose apparse sulla rigogliosa scena newyorkese degli anni Sessanta. Ma la sua fama è rimasta sempre notevolmente al di sotto dei suoi meriti. Non ebbe mai un singolo di successo o un disco d'oro, mentre le sue canzoni - da "And When I Die" a "Stoned Soul Picnic" fino a "Wedding Bell Blues" - facevano la fortuna di altri suoi colleghi, tra i quali Three Dog Night, Peter Paul & Mary, BS & T, Barbra Streisand, Julie Driscoll & Brian Auger con i Trinity, Fifth Dimension. Soltanto dopo la morte - avvenuta per un tumore alle ovaie l'8 aprile 1997 - le sono stati tributati i riconoscimenti che le spettavano. Al punto che oggi viene citata come riferimento da uno stuolo di cantautrici (da Jane Siberry a Lisa Germano, da Suzanne Vega a quella Tori Amos che ne resta forse l'erede più degna).
Se si potesse immaginare di tracciare le coordinate "storiche" del moderno cantautorato al femminile, è probabile che la scelta cadrebbe su tre dischi: "Tapestry" di Carole King (1971), "Blue" di Joni Mitchell (1972) e proprio "Eli And The Thirteenth Confession" di Laura Nyro (1968). Opera forbita e complessa, questo doppio Lp è un collage di poesia e innovazioni sonore, che prendono vita attraverso il pianoforte e la voce da soprano blues di Nyro, capace di esprimere alternativamente un feeling soul, jazz, gospel e folk. Una formula che nasce dalla fusione delle varie influenze che segnavano la scena musicale di New York alla metà degli anni Sessanta: la musica del Brill Building e il canzoniere confessionale di Carole King, il gospel delle chiese di Harlem e il jazz dei club del Greenwich Village, il blues dei neri e la selvaggia poesia dei beat e di Dylan, la musica della Motown e i gruppi vocali di doo-wop che si esibivano agli angoli delle strade. Ma l’universo musicale e poetico di Laura Nyro incarna anche il sogno di una grande generazione, quella "freak", della liberazione sessuale e del rifiuto delle convenzioni borghesi.
"Eli And The Thirteenth Confession" fissa così un nuovo standard femminile per gli anni Sessanta: quello di una cantautrice completa, che compone, canta e "vive" in prima persona le proprie canzoni. Concept-album sulla evoluzione di una ragazza dall'adolescenza all'età adulta, il canzoniere di Eli è un audace amalgama di jazz, soul, folk e rock. Una sequenza di ballate struggenti, venate di malinconia. Le melodie raffinate di Laura Nyro riecheggiano i temi migliori di Burt Bacharach, Hal David, George & Ira Gershwin. Gli arrangiamenti, sempre fantasiosi ed eleganti, vengono esaltati dalla sua voce limpida da sirena, di stampo più gospel che folk, e dall'intensità lirica dei testi. Le sue travagliate autoanalisi raccontano dell'amore, di imperscrutabili illusioni romantiche, di donne solitarie e di desideri sensuali. Sono dolore e gioia di vivere, speranza e alienazione, nevrosi e utopie.
Ma Nyro oltre a scrivere testi sa soprattutto comporre: "Eli's Coming" e "Stoned Soul Picnic", ad esempio, sfoggiano virtuosistiche partiture per piano, mentre influenze folk si mescolano al soul/blues nella suadente "More Than A New Discovery", nell’incalzante "Luckie" (in cui gli strumenti sembrano quasi voler mimare i passi di una persona) e nella struggente "Poverty Train", piece dolente per chitarra elettrica, flauto e percussioni, sul tema della miseria e dell’emarginazione. Sarà anche da brani come questo che Jane Siberry prenderà le mosse per progettare le sue partiture "atmosferiche". Altro pezzo decisamente "avanti" rispetto ai tempi è "The Confession", che alterna continui cambi di tempo in bilico tra blues e jazz, e offre anche una delle più sensuali rivelazioni di Eli: "Love my lovething/ Super ride inside my lovething/ You may disappear/ But you'll be back I swear". Ma le ambizioni non mancano anche nella polifonica e "wilsoniana" "Once It Was Alright Now (Farmer Joe)", sorta di prototipo d’avanguardia della "Band On The Run" di Paul McCartney.
I testi sono spesso drammatici, come nella ballata di "Lonely Women", in cui il sax blues di Zoot Sims viene a frapporsi al dialogo tra piano e voce, o nel peana ad alcolismo e disillusione di "Sweet Blindness", o ancora nella meditazione su tentazione e senso cattolico del peccato di "December’s Boudoir". Ma c’è spazio anche per piccole storie di quotidianità, come "Timer", ode di Laura al suo gatto. Unico neo del disco, forse, una certa pomposità "sixties" negli arrangiamenti di Charlie Calello, tangibile, ad esempio, in un brano come "Lu".
Pur non raggiungendo il grande successo, "Eli and the Thirteenth Confession" imporrà la pianista del Bronx all'attenzione della critica. E frutterà, al solito, molti successi altrui: "Sweet Blindness" e "Stoned Soul Picnic" saranno reinterpretate dai 5th Dimension, "Eli's Comin'" dai Three Dog Night. Ma in fondo, alla schiva, romantica Laura Nyro stava bene così.
03/11/2006