Con 31,5 milioni di album certificati sul mercato statunitense, Willie Nelson è il cantante
country che ha venduto più dischi fra quelli che hanno debuttato entro gli
anni Sessanta: neanche
Johnny Cash e
Dolly Parton riescono a reggere il confronto.
Eppure la sua carriera è decollata con fatica e la sua figura, per molti anni, è stata ritenuta inadatta a conquistare il grande pubblico.
Nelson nasce nel 1933 ad Abbott, cittadina da trecento abitanti nel cuore del Texas. Abbandonati da entrambi i genitori, lui e la sorella Bobbie vengono cresciuti dai nonni paterni, che gli trasmettono la passione per la musica. Willie e Bobbie partecipano ai cori della chiesa locale e imparano a suonare sin da bambini, rispettivamente chitarra e pianoforte. Crescendo in una zona rurale nel sud degli Stati Uniti, è normale che si appassioni alla
musica country, ma entra in contatto anche con il jazz, che influenzerà non poco il suo approccio.
A partire dal 1950, quando abbandona la scuola, la vita di Nelson si tramuta in una sorta di romanzo: vaga a zonzo per gli Stati Uniti, attraversandoli in lungo e in largo, dallo stato di Washington alla California, dall'Oregon al Missouri, poi di nuovo in Texas. Svolge ogni tipo di lavoro immaginabile, collegato al mondo della musica (presentatore radiofonico, cantante per bar e taverne) o meno (dal venditore porta a porta al lavapiatti). Finito più volte sul lastrico, tanto da dover elemosinare i soldi per il biglietto del treno, riesce sempre a rialzarsi.
Nel 1959 entra finalmente nel mondo della musica in maniera definitiva, grazie all'interesse del produttore Larry Butler, conosciuto nell'honky tonk Esquire Ballroom, a Houston [nota 1].
Le sue canzoni iniziano a venire apprezzate dai manager e dai discografici, che le propongono ai cantanti country in voga in quel momento: fra il 1960 e il 1963 la sua penna genera una serie di brani destinati a diventare classici. Li interpretano nomi del calibro di Claude Gray ("Family Bible"), Faron Young ("Hello Walls"), Billy Walker ("Funny How Time Slips Away", ripresa subito dopo da Jimmy Elledge con ancora più successo), Patsy Cline ("Crazy") e Ray Price ("Nite Life"). Persino Roy Orbison, che pur incidendo a Nashville all'epoca era estraneo al pubblico della musica country, ottiene una hit con la sua "Pretty Paper".
Diversi tentativi di imporsi anche come cantante vanno a vuoto fino a quando, nel 1962, riesce a toccare il numero 7 della classifica country con "Touch Me", per la Liberty Records. Nello stesso anno esce anche l'album di debutto, "…And Then I Wrote", che purtroppo si rivela un fiasco. Poco dopo la Liberty, soffocata da difficoltà finanziarie da cui non si sarebbe più ripresa, chiude la sua divisione dedicata al country.
Nel 1965 Nelson trova casa presso la Rca Victor, che a quel tempo è l'etichetta che più di tutte incarna il Nashville sound, musica country con cori, archi, pianoforte e sonorità levigate, in netto contrasto con lo stile honky tonk che aveva fatto appassionare Nelson da giovane [nota 2].
Nelson non si troverà mai davvero a suo agio durante la sua permanenza presso la Rca, che durerà fino al 1972 e gli frutterà ben tredici album in studio. Non solo nessuno di questi riuscirà a entrare nella top 200 settimanale di Billboard, ma neanche i relativi singoli otterranno riscontro, racimolando due miseri piazzamenti nella top 20 country su ventidue pubblicazioni.
Benché ascoltati in retrospettiva i dischi del periodo risultino dignitosi, all'epoca il suo stile canoro veniva probabilmente percepito come poco in linea con il resto dell'industria locale: la sua tonalità nasale era più vicina all'honky tonk che al Nashville sound, per non parlare del fraseggio influenzato dal jazz, con svisate che lo portavano spesso in anticipo o in ritardo sul battito.
Nel 1969 Nelson cambia chitarra, comprando una Martin acustica, ma vi incorpora alcune componenti elettriche, prendendole dalla Baldwin che aveva dismesso. Ne ottiene un'acustica amplificata, nell'intento di poter imitare al meglio lo stile del chitarrista jazz francese Django Reinhardt. Purtroppo alla nuova chitarra non sarà dato il giusto spazio fino a che l'artista rimarrà accasato presso la Rca.
Frustrato da anni di insuccessi, nonostante la casa discografica non l'abbia mai scaricato, Nelson si ritira dal mondo della musica, per poi cambiare idea pochi mesi più tardi e firmare con la Atlantic, che ha aperto proprio in quel momento una divisione dedicata al country. Fra le condizioni che riesce a ottenere, il completo controllo artistico sui propri dischi, che la Rca non gli aveva mai concesso.
Il nuovo connubio durerà purtroppo per due soli album, "Shotgun Willie" (1973) e "Phases And Stages" (1974), le cui vendite ancora una volta modeste spingeranno la Atlantic a ritenere chiusa la parentesi country.
"Phases And Stages", oggetto di questo articolo, è scritto per intero da Nelson senza l'apporto di alcun collaboratore e rimarrà il suo ultimo album con questa caratteristica fino a "Spirit" (Island, 1996).
L'album è prodotto da Jerry Wexler, colui che ha voluto Nelson alla Atlantic. Wexler è uno dei più celebri produttori dell'industria musicale americana, ma fino a quel momento ha operato all'infuori del country, in particolare in ambito soul: fra i suoi protetti, giganti del calibro di Ray Charles, Ben E. King, Solomon Burke, Wilson Pickett,
Aretha Franklin e
Dusty Springfield. Non ha tuttavia problemi ad adattarsi allo stile di Nelson, anzi è colui che finalmente lo fa emergere, lasciandogli libertà sin dalla scelta dei musicisti da coinvolgere.
Il disco viene registrato presso il celebre studio Muscle Shoals, a Sheffield (Alabama). Insicuro sul risultato delle sessioni, Nelson proverà anche a registrarlo daccapo in proprio, ma Wexler lo convincerà infine a mantenere la prima versione.
Come già "Shotgun Willie", l'album è considerato parte della corrente dell'outlaw country [nota 3], di cui Nelson, se non è stato fra gli iniziatori, è stato almeno fra gli ispiratori: basti pensare che Kris Kristofferson – il cui album di debutto del 1970 rappresenta forse l'inaugurazione dell'estetica in questione – lo considerava il proprio punto di riferimento come autore.
È stato quindi naturale per Nelson, una volta liberatosi dai vincoli della Rca, confluire in un movimento che teneva in altissima considerazione la sua figura scostante e commercialmente frustrata.
"Phases And Stages" viene solitamente indicato come concept album e in quanto tale lodato per la sua portata innovativa, ma in realtà i concept album hanno caratterizzato il country a partire dall'immediato dopoguerra: "Folk Songs Of The Hills" di Merle Travis (1947), "Songs For Rounders" di Hank Thompson (1959) e "Nite Life" di Ray Price (1963) sono solo alcuni dei grandi classici inseribili nella categoria.
Quello di Nelson non è però un disco incentrato su un argomento, bensì su una storia. Il primo lato narra un divorzio visto dalla prospettiva della moglie e il secondo lato lo racconta secondo il marito. Se non è quindi il primo concept album, è forse la prima country opera: la storia è tanto dettagliata che si potrebbe trarne una trasposizione cinematografica.
Per rafforzare il senso della narrazione, dandosi un tono da trovatore, Nelson compone un breve interludio che intitola "Phases And Stages (Theme)", ripetendolo più volte nel corso della scaletta, sempre con una durata compresa fra i 20 e i 30 secondi. Il testo recita:
Cerchi e cicli, fasi e stadi,
e scene che abbiamo tutti già visto,
lasciate che ve ne racconti ancora
Il tema si basa esclusivamente su voce e chitarra acustica, ma ogni volta che si ripresenta, benché le parole non cambino, l'esecuzione presenta delle piccole variazioni, a ennesima riprova della sua attitudine jazzistica.
La storia della donna mette in luce una figura demoralizzata dalla routine casalinga e dall'infedeltà del marito ("Washing The Dishes"), che prende la decisione di porre fine alla relazione e andarsene di casa ("Walkin'"), lasciandogli un biglietto in cui gli chiede di dimenticarla ("Pretend I Never Happened"). Una volta tornata a casa da sua madre, riprende a frequentare locali come faceva prima del matrimonio ("Sister's Coming Home / Down At The Corner Beer Joint") e si innamora di un altro uomo, pur continuando a nutrire incertezze sul proprio futuro a causa del ricordo della precedente relazione ("I’m Falling in Love Again").
Nelson tratta la figura femminile con piglio progressista, sottolineando come la società americana, almeno nelle aree rurali e suburbane, ne mortificasse il ruolo, permettendo al contempo all'uomo un comportamento lascivo che a parti invertite sarebbe stato ritenuto inaccettabile. "Washing The Dishes" è il testo più emblematico al riguardo:
Lavando i piatti, strofinando i pavimenti,
prendendosi cura di qualcuno a cui non importa più,
impara a odiare tutte le cose che una volta amava fare,
come lavargli le camicie e non lamentarsi mai,
a parte che per le macchie rosse sui colletti.
Stirando e piangendo, piangendo e stirando,
prendendosi cura di qualcuno a cui non importa più,
un giorno se ne andrà
Viene dipinto con grande dignità anche il momento della presa di coscienza sull'impossibilità di tenere in piedi il matrimonio, in "Walkin'":
Dopo aver attentamente considerato
l'intera situazione, mi trovo con le spalle al muro.
Camminare è meglio che scappare, e strisciare non serve a niente.
E se la domanda è colpevole, la verità è la risposta, ho mentito solo a me stessa.
Non c'è niente che valga la pena salvare, se non l'un l'altra,
e prima che ti svegli me ne sarò andata
Il lato dedicato al marito racconta la sua decisione di abbandonare Los Angeles, dove la coppia viveva, per tornare nel Texas rurale, dove è nato e cresciuto ("Bloody Mary Morning"), sottolineando fra le altre cose come la gente di campagna, una volta finita a vivere nei quartieri poveri delle grandi città, incontri notevoli difficoltà di adattamento, sottoposta a ritmi e a situazioni a cui non è abituata, finendo spesso vittima di alcolismo, debiti e privazioni.
Dopo tre canzoni di lamentazione sulla perdita della moglie ("No Love Around", "I Still Can't Believe You're Gone", "It's Not Supposed To Be That Way"), l'uomo riflette sulla sua ritrovata vita da scapolo, alternando momenti di sconforto ad altri in cui sembra riuscire ad accettarla ("Heaven And Hell"). Nell'ultimo brano, "Pick Up The Tempo", riemergono tuttavia gli eccessi e la dissolutezza che avevano portato alla fine del matrimonio e che l'uomo non è evidentemente in grado di controllare.
Le musiche fanno finalmente risplendere lo stile di Nelson alla chitarra acustica, un insolito country tradizionale dagli accenti jazzati, e vi abbinano l'abilità di grandi turnisti, come Fred Carter Jr. e Pete Carr (che si alternano fra chitarra elettrica e chitarra resofonica), John Hughey (pedal steel guitar) e Johnny Gimble (fiddle e mandolino). Per la sezione ritmica Wexler seleziona due suoi sodali: David Hood (basso) e Roger Hawkins (batteria), musicisti estranei all'industria country e provenienti dalla scena rhythm and blues, come anche il tastierista Barry Beckett.
La grande libertà creativa consente la nascita di brani ibridi e insoliti, come "Pretend I Never Happened", misto fra
bluegrass e folk rock, "Sister's Coming Home / Down At The Corner Beer Joint", modernizzazione del
country boogie di Hank Snow
[nota 4], "Bloody Mary Morning", che suona come un'accelerazione del
progressive country di John Hartford (si noti anche l'inflessione del canto, che ricorda quella di Hartford nella classica "Gentle On My Mind"), il valzer pianistico "Heaven And Hell" e l'
honky tonk corale "Pick Up The Tempo". Una scaletta di sorprendente varietà e avulsa ai canoni commerciali del country dei primi
anni Settanta, impensabile per il Nelson della Rca.
Pubblicato nel marzo del 1974, "Phases And Stages" fallisce per l'ennesima volta l'ingresso in classifica e l'artista si ritrova senza contratto: neanche l'appoggio di Wexler convince i discografici a tentare il rinnovo. Dopo l'approdo alla Columbia, a partire dall'album "Red Headed Stranger" (1975) la sua fortuna commerciale esploderà in maniera repentina e inaspettata: da quel momento accumulerà un trionfo dopo l'altro per almeno un decennio, diventando una delle figure centrali della cultura americana.
Nel giugno del 1976, sulla scia degli album successivi, anche "Phases And Stages" attirerà qualche interesse da parte del pubblico, toccando un timido numero 187 nella classifica di Billboard. A oggi, stando alla Rhino, ha venduto circa 400mila copie: ben lontano dai cinque milioni che l'artista accumulerà con "Stardust" (Columbia, 1978) o dai quattro milioni di "Always On My Mind" (Columbia, 1982), ma abbastanza per farne un titolo di culto. La critica lo considera all'unanimità uno dei capolavori del country anni Settanta.
[nota 1] Gli honky tonk sono bar in cui viene abitualmente trasmessa musica country, spesso con appositi spazi per ballare e far esibire artisti dal vivo.
[nota 2] Dagli honky tonk ha preso nome una specifica corrente della musica country, particolarmente diffusa negli anni Quaranta e Cinquanta. L'honky tonk, legato al country tradizionale e caratterizzato dal suono di chitarra steel e fiddle (il violino della musica folk) venne gradualmente soppiantato, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, da un lato dal rockabilly e dall'altro per l'appunto dal Nashville sound, considerato più appetibile per il pubblico urbano.
[nota 3] Sul finire degli
anni Sessanta nasce ciò che a posteriori è stato indicato come
progressive country. Si tratta del country che non solo ha rifiutato i dettami del
Nashville sound, ma ha assorbito la controcultura progressista del folk rock,
Bob Dylan in primis. L'
outlaw country ne è una filiazione diretta, secondo molti addirittura una sottocategoria: in parte aumenta l'infiltrazione di sonorità estranee al country – che siano provenienti dal rock, dal folk o come nel caso di Nelson dal jazz – e in parte si basa sulla celebrazione di una figura immaginaria da qualche parte fra il bandito, il viaggiatore e l'eroe proletario, spesso economicamente fallito.
[nota 4] Il country boogie, noto anche come hillbilly boogie, conobbe il suo periodo d'oro fra il 1945 e il 1951: come intuibile dal nome, si tratta di una fusione fra la musica country e il boogie-woogie. Il canadese Hank Snow ne fu uno dei nomi di punta, nonché uno dei riconosciuti numi tutelari di Nelson.
13/08/2023