I Jennifer Gentle sono una band originaria di Padova, che ha realizzato da poco il secondo Lp "Funny Creatures Lane" che segue di un anno la pubblicazione dell'esordio "I Am You Are", che li aveva messi in luce come autori di un rock psichedelico scevro dalle mode musicali più recenti (scordatevi campionamenti e computer) e con un suono decisamente vintage. Marco Fasolo (appena 21 anni) è il chitarrista e cantante nonché autore della stragrande maggioranza dei pezzi e degli arrangiamenti; completano la formazione Isacco Maretto (chitarra e fisarmonica), Nicola Crivellari(basso e chitarre) e Alessio Gastaldello alla batteria e percussioni varie.
Le caratteristiche emerse al loro esordio vengono perfezionate ed estremizzate su questo secondo album, gli arrangiamenti sono arricchiti da una sorprendente varietà di strumenti, dalla fisarmonica al kazoo, dalle maracas al sitar, nonché da una piccola sezione di archi. Dopo una breve introduzione, l'andamento scanzonato del primo brano "My memories book" rimanda alle filastrocche barrettiane, e colpisce subito la voce miagolante e singolare di Fasolo, accostabile a quella di un gatto che invece di dissetarsi con il latte della centrale preferisce il LattePiù con Alex e i suoi Drughi, oppure a una creatura fiabesca non necessariamente rassicurante. I coretti psych-sixties di “Logoweed”, la giostra country-psichedelica di “Mad House”, il delirio a metà tra un circo e un'orchestra balcanica di “Oui, c'est moi”, la parentesi anarchico-rumorista di “Ectoplasmic Garden party”, l'eccentrica (pare a 78 giri) “The Stammering Ghost” sono brani ricchi di trovate sia nell’arrangiamento che in fase compositiva. Soluzioni che destano sempre l’attenzione, per l’eccentricità mai fine a se stessa, per la cura artigianale con la quale vengono inserite nella struttura dei brani, tanto da far pensare alle canzoni a manovella di Vinicio Capossela, in salsa rock-psichedelica naturalmente.
Il disco si chiude con due brani più lunghi della media, ed è soprattutto “Couple In Bed By A Green Flashing Light” che rivela l’altra faccia dei Jennifer Gentle, quella che emerge più chiaramente nelle loro esibizioni sul palco: la capacità di creare lunghi e potenti brani psichedelici, in questo caso addirittura un raga guidato nella sua interezza dal sitar e da percussioni ossessive che via via si fondono col feedback di chitarre e da un crescendo di voci da incubo, fino a realizzare un muro del suono impressionante. Il pezzo finale “The Wax-Dolls Parade”, è un pezzo da banda di paese che sembra diretta da Tom Waits, e conclude più che degnamente l’album. Sorprendenti, giovanissimi, talentuosi e poco alla moda, i Jennifer Gentle rappresentano una novità in un panorama musicale italiano che troppo spesso cerca di inseguire le mode anglosassoni, arrivando sempre in ritardo.
27/10/2006