Conosciuto soprattutto per i suoi lavori a nome Gastr Del Sol, formazione che ha partorito due autentici capolavori del calibro di "The Serpentine Similar" e "Upgrade & Afterlife" e gruppo imprescindibile per capire l'evoluzione del rock negli anni 90, David Grubbs continua la sua prolifica carriera solista pubblicando il suo decimo album nel giro di pochi anni. Reduce da prove memorabili ("Banana Cabbage", "Potato Lettuce", "Onion Orange" e "The Thicket") e da altre meno convincenti ("Rickets & Scurvy"), il nostro si è sempre dedicato al recupero di certe sonorità tipicamente retrò che, unito a una classe innata, riesce nell'intento di plasmare un suono assolutamente personale, fatto di incroci tra chitarre folk, delicati fraseggi pianistici ed elettronica.
Il nuovo "A Guess At The Riddle" alterna momenti in linea con le prime produzioni ad altri decisamente più convenzionali basti pensare alla traccia d'apertura "Kinght Errant", ballata che potrebbe benissimo figurare in lavori di artisti più marcatamente pop-rock e alla seguente "A Cold Apple" che segue lo stesso canovaccio, con la corista a contrappuntare la voce di Grubbs e il jingle-jangle delle chitarra in sottofondo. "The Neophyte", invece, con i suoi arabeschi chitarristici, si rifà al periodo Gastr Del Sol, ma in generale tutta la parte centrale dell'album vira verso territori più "post" recuperando le sonorità del passato recente di Grubbs, come il mantra di "Rosie Ruiz" e la canzoni per piano e voce "You'll Never Tame Me e "Your Neck In The Woods", che richiamano alla mente gli stupendi schizzi di "Banana Cabbage".
Come in "Rickets & Scurvy", il ragazzo di Louisville mostra una maggiore propensione al canto che oltretutto esibisce un tono decisamente sereno e rilassato e che raramente si vena di malinconia ("One Way Out Of The Maze"). La parte finale del lavoro ci riserva due momenti che risulteranno decisamente graditi ai fan del Grubbs della prima ora, con la lunga e jazzata "Hurricane Season", combattuta tra il pianismo minimale della prima parte e i droni elettronici che tradiscono palesi influenze conradiane, e la traccia di chiusura "Coda (Breathing)", un excursus ambientale che sembra uscire direttamente da un album dei Main.
In "A Guess At The Riddle" Grubbs dimostra di non essersi dimenticato delle sue principali influenze ovvero il fingerpicking a la Fahey, la musica dronica di Conrad e la predilezione per i bozzetti surreali al pianoforte, e riesce a coniugare queste istanze a un rock maggiormente convenzionale, fatto di ballate e timido cantato. In definitiva, un disco per appassionati del Nostro, che niente di nuovo aggiunge ai precedenti lavori, ma contiene sicuramente episodi degni di nota ("The Neophyte", "Your Neck In The Wood" e "Hurricane Season" su tutti): tanto basta per non far scivolare questa ennesima fatica di Grubbs nel dimenticatoio
15/12/2006