Bonnie Prince Billy & Matthew Sweeney

Superwolf

2005 (Drag City/Domino)
alt-folk

Il disegno in copertina mette già i brividi: una mano insanguinata e inerte che sembra uscire da un fumetto dell'orrore. All'interno del booklet poi, altre macabre scene di violenze, caproni e bambini allattati da madri e lupe. Niente testi: oltre ai credits, solo una spassosa citazione da un vecchio album anni settanta dei Jethro Tull. E come se non bastasse, un serioso foglio aggiuntivo contenente uno spassoso elogio pro cannabis... Tremate gente, Bonnie "Prince" Billy è tornato!

"Superwolf" nasce dalla vincente collaborazione tra il bardo oscuro del Kentucky Will Oldham, ormai autentica stella di culto tra i songwriter indie americani, e il meno noto Matt Sweeney, chitarrista freelance (ex membro dei defunti Chavez e degli effimeri Zwan di Billy Corgan, nelle cui file militava anche il vecchio amico David Pajo), qui presente anche in qualità di seconda voce e chef musicale. Diciamo subito che si tratta del miglior disco di Oldham dai tempi del capolavoro "I See A Darkness": un tortuoso crocevia, una zona franca nella quale si incontrano le ruvidezze slabbrate di echi del passato (Viva Last Blues, Palace Music) e l'anima dark più matura e recente di "Master & Everyone". Un lavoro questo dai temi ambigui e sfuggenti, vessillo di una carriera ultradecennale spesa a ricodificare, attualizzandolo e trasformandolo costantemente, l'idioma dell'alternative country/folk.
Il paesaggio sonoro è scarno, come spesso accade nei dischi del Nostro: da una parte la fragile voce di Will, con i consueti tremolii e mormorii e increspature, impreziosita dalle efficaci armonizzazioni di Sweeney (molto soul e sexy nei controcanti alti); dall'altra una chitarra elettrica arpeggiata assolutamente protagonista, ora con strimpellii sconnessi ora con ronzii gelidi, un ibrido tra le turbolenze dei Crazy Horse e certe cose del Dylan acustico di "Blood On The Tracks". Soltanto un batterista e una voce femminile a chiudere il cerchio. La sensazione è che si sia voluti uscire ancora una volta dal seminato, in questo caso dall'isola felice di country nashvilliano di "Greatest Palace Music" per rituffarsi in scenari lugubri, marci, di una bellezza lancinante.

Le undici canzoni sono frammenti di un discorso unico, eterogeneo, quasi "concept": si parla di morte, amori traditi e cuori solitari, mostri mitologici, sculacciate e parti del corpo.
Gli episodi migliori sono anche diametralmente opposti tra loro: "My Home Is The Sea" è minimalismo di elettrica younghiana virata southern rock, con le due voci a rincorrersi in un midtempo che si fa sempre più incalzante, aprendosi a un'epica psichedelica/acida degna dei Grateful Dead. Fa da contraltare l'avvolgente e ossessiva "Blood Embrace": un riff semplice, straziante che si dilata uguale a se stesso per quasi otto minuti di sinistre atmosfere. Da evitare l'ascolto notturno: non si potrà fare a meno di girarsi di scatto per guardarsi alle spalle, terrorizzati da un assassino immaginario che turberà i nostri sogni.
Will ricopre il tutto con la sua voce di velluto, con una sincerità meditabonda (nonostante l'inflessione rock di Sweeney) che non smette mai di stupire, malgrado tutte le maschere/pseudonimi e i dubbi sull'autenticità manifestati da certa critica. In molti hanno provato ad avvicinarsi a questo tipo di songwriting riuscendo raramente nell'intento di evocare il pathos del folle crooner barbuto. Perché Will è Will, e non si discute: il suo stile ha fatto scuola, il suo mood inimitabile rimane insuperato.

Ancora una volta gli è riuscito di trasmettere quel senso di disperazione-instabilità- isolamento in maniera più che coinvolgente: ascoltare "Superwolf" è come accettare caramelle da uno sconosciuto con cui si aveva un appuntamento al buio.
Un'unione musicale che in ultima analisi si dimostra assolutamente riuscita: le due anime si completano in modo spontaneo, naturale, come se a Oldham ronzasse da tempo una collaborazione così. Serviranno tuttavia ascolti ripetuti per assimilare al meglio l'album: dategli un po' di mesi e bicchieri di buon vino e vedrete. Le carte in regola per accontentare critica e fan ci sono e sono ottime. Il superlupo rimane in agguato: è solo questione di tempo.

20/06/2012

Tracklist

  1. My Home Is The Sea
  2. Beast For Thee
  3. What Are You?
  4. Goat And Ram
  5. Lift Us Up
  6. Rudy Foolish
  7. Bed Is For Sleeping
  8. Only Someone Running
  9. Death In The Sea
  10. Blood Embrace
  11. I Gave

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