I Death Of Anna Karina, band emiliana del circuito hardcore screamo, ci hanno riflettuto su parecchio, si sono presi i loro tempi. più o meno due anni, in cui i brani del nuovo disco sono maturati, hanno fatto passi in diverse direzioni, non necessariamente avanti o indietro.
L'attitudine post-hardcore delle origini trova ora espressioni differenti, più accessibili ma non meno ficcanti, ibride ma non per questo senza una strada; la componente screamo, tratto distintivo di una band che in passato ha sempre lacerato in maniera inspiegabilmente catchy, rimane viva e pulsante, sorretta da brani che creano nuovi contesti funzionali a essa.
L'iniziale "Me And Wittgenstein Down The Street By The Schoolyard" parla chiaro e parla una lingua palesemente rock and roll interrotto, che strizza l'occhio alla Dischord, così come agli anni 80 made in Uk.
"Decapitation/Decapitation" rimane sulle stesse coordinate, piazzando la stoccata melodica con i sintetizzatori, quasi pacchiani nel ritornello e perfettamente in linea con lo spirito di fondo.
"The State" sono i Gang Of Four più furiosi in vacanza a Washington DC a casa di Ian MacKaye che, per l'occasione, invita a cena i Q And Not U dell'ultima ora: sono infatti l'incedere con charlie in levare e le tastiere sempre in primo piano a dominare la scena, senza che ci si dimentichi dell'impeto torrenziale che striscia lungo tutti i 35 minuti del disco.
Stupisce la componente, se vogliamo, pop di alcuni brani, in perenne bilico tra un passato da non dimenticare e il bisogno di approdare da qualche parte che non sia la scena di sempre: encomiabile il tentativo e risultati incoraggianti per il futuro, non c'è che dire.
Il suono è tosto, compatto, levigato il giusto in linea con la cifra espressiva della band. Il cantato di Giulio, urlato o meno che sia, si intromette perfettamente nel dialogo tra una batteria a tratti devastante, le due chitarre e il basso, spesso e molto volentieri distorto.
A ben pensarci, ascoltandoli può venire in mente l'esplosione punk-rock venata funk newyorkese di qualche tempo fa (lasciando un poco da parte la parte funk a dire il vero), ma persino la new wave anni 80 senza distinzioni, dai Duran Duran (influenza e passione dichiarata) a certe reminiscenze Wire nelle parti strumentali, oscure e dilatate come in "JLG And Anna Karina In A Bar" e nel finale di "I Hear The Seduction Of New Liberalistic Pleasures On Your Cd".
La finale "Instrumental" porta con sé il senso di apocalisse e attesa dei Godspeed You! Black Emperor e chiude un disco che è come un pugno bello forte assestato alla bocca dello stomaco da parte di una persona ben vestita, con il ghigno in volto e la sciabolata pronta.