Il progetto è maledettamente serio, le futilità studiate in ogni dettaglio: la posa è il credo, le canzoni il veicolo del divertimento che supera il revival raccogliendo a sé tutte le pulsioni vintage che l’indiepop di questi anni ha copiosamente seminato. Che il loro lungimirante manager Monster Bobby avesse le idee chiare si evince dalla cura con cui le ragazze sono state lanciate: una serie di concerti mirati con solidi musicisti alle spalle, e a supporto di nomi caldi del panorama inglese quali Graham Coxon e British Sea Power, una messe di singoli che non hanno lasciato insensibile il pubblico britannico, poi la distribuzione esclusiva per I-Tunes e solo alla fine la stampa dell’album, accolto con un lusinghiero numero 41 dalle Uk chart.
"We Are The Pipettes" è una collezione di canzoncine facili facili che citano più o meno sfacciatamente i vagiti della Motown ("Judy", "Because It's Not Love"), le soleggiate cavalcate di un mood già ripreso in anni più recenti da Swing Out Sisters ed Everything But The Girl ("It Hurts To See You Dance So Well"), e twist con tutti i sacri crismi, che però attingono un po' di chiasso dalle gesta degli odierni The Go!Team ("Your Kisses Are Wasted On Me", e la title track ). Il tutto tenuto assieme da umori, pur aggiornati, di spectoriana memoria sia negli arrangiamenti sia nella durata dei brani, solo in un caso superiore ai tre minuti.
Tutto perfetto, dunque? Non proprio, giacché l’album ha il limite di arrivare in fondo col fiato corto, vuoi per la latitanza di variazioni sul tema, vuoi per il ruffiano retrogusto di già sentito che non sempre rimane entro limiti fisiologici. Così finisce che anche i trenta minuti e poco più del disco appaiano troppi, anche se a occuparli sono i seducenti quadretti sonori del girl trio più accattivante dell’anno. Peccati veniali, che saranno dimenticati al primo party riuscito cui sarete invitati.
(20/09/2006)