Raramente si ha la fortuna di incrociare un disco che non sia solo piacevole, interessante, ma che ti catturi fino a conquistarti nell’intimo. "Apron Strings" è uno di questi rari incontri, un cd che non riesce a lasciare il mio lettore da mesi. Folktronica di rara bellezza per il gruppo di Stephen Cracknell, già parte del progetto Gorodisch e collaboratore dei Badly Drawn Boy.
Al secondo album, The Memory Band realizza una rara fusione di folk classico e contemporaneo, già abbracciata da gruppi come Tunng e Vetiver, e inserisce altresì elementi di musica colta che richiamano alla mente il più grande ensemble di folk da camera mai esistito, ovvero la Penguin Cafè Orchestra del compianto Simon Jeffes.
Non revivalismo, ma musica del Ventunesimo secolo: una piccola sinfonia folk che incastra brani nuovi, tradizionali e insospettabili cover, che vanno da “Why” di Carly Simon a “The Poacher” di Ronnie Lane, tutto senza sosta, in un unicum di rara bellezza, che rimanda ai migliori Fairport Convention, Steeleye Span, nonché alla Third Ear Band.
Ascoltate “I Wish I Wish“, ballad tradizionale dove la bellissima voce di Nancy Wallace descrive con toni struggenti il doppio dilemma di una donna incinta e abbandonata dal suo uomo, per poi lasciare le emozioni al violino di Jennymay Logan e alla viola di Rob Spriggs, poche note che conducono al finale, con sonorità che lambiscono territori avantgarde.
“Come Write Me Down”, costruita su poche note come un mantra, offre, attraverso tre voci, infinite sfumature, che rendono il brano incantevole, mentre un altro traditional, “Green Grows The Laurel”, sfoggia una splendida performance vocale di Nancy, che più di altre folksinger merita di essere inserita nella lista delle grandi eredi di Sandy Denny.
La qualifica di songwriter di classe Cracknell se la guadagna anche con la rarefatta “Evil“, in cui la coesione raggiunta dal gruppo si manifesta attraverso raffinati perfezionismi sonori.
Le cover version non deludono, mentre “The Poacher” mantiene il tono sbarazzino trasformandosi in perfetta dance-song, ”Why” supera l’originale trasformandosi in una ballad asciutta e intensa, dove la forza delle emozioni è vigorosa e sognante nello stesso istante.
Cinque strumentali scritti da Cracknell dimostrano capacità di assemblare l’antico col nuovo: magica “Reasons”, con viola, violino, violoncello e harmonium, più bluegrass la stranamente psichedelica “Brambles”, dove il termine folktronica si arrichisce di nuove sfumature, ”Deltic Soul” è troppo breve pur se interessante, ma arriva poi il capolavoro “The Light”, che tra l'harmonium e le 12 corde di Al Doyle regala atmosfere di pregevole fattura, evocando paesaggi bucolici e pastorali e introducendo la psych-folk “Want You To Know”.
Le numerose partecipazioni di rilievo, tra cui Adem e membri dei Simian, sono perfettamente assorbite dal sound, che tra dolcezza e dolore crea un ponte sonoro unico.
Amore e morte, passione e solitudine, paura e voglia di libertà si dispiegano in 48 minuti esatti, inaugurati dall’unico brano ancora non menzionato: la vivace e sostenuta “Blackwaterside”, perfetta introduzione per uno dei migliori album del 2007 e per un gruppo che dimostra una straordinaria coesione e compattezza.
(07/12/2007)