Scoperti dalla famiglia Animal Collective, sono venuti alle stampe alcuni di questi capitoli, raccolti in quattro album (cap. II "The Doldrums", cap. V "House Arrest", cap. VIII "Worn Copy" più il cap. VI "Lover Boy", non edito da Paw Tracks ma da Ballbearings Pinatas). Stavolta è il turno di una selezione dei cap. III e IV, "Scared Famous" e "FF", condensati qui in diciassetti brani.
Che poi, insomma, brani si fa per dire. Il modus operandi di Ariel Pink è semplice: registrare, in lo-fi, tutto quello che gli frulla per la testa, citando e controcitando tutto, ma tutto lo scibile musicale. Non importa la decade: i 60, i 70, gli 80, i 90; e non importa il genere: che sia folk, dark, pop, dance o rock. Impiegare chitarre, tastiere, rumori, e voci su voci (anche per il tessuto ritmico), una addosso l'altra, con tecnica nulla o quasi. Uno zibaldone musicale che rifugge ogni fantasma di fruibilità o scorrevolezza, salvo che per una cosa: lo spiccato gusto melodico che sgorga da ogni anfratto dei pezzi, scelte strumentali comprese.
Canzoni per modo di dire, già, come la deliziosa "Politely Declined", dal passo e dall'impronta wave, con un'impennata di tastiere a sventrarla, alterandone l'andatura. La linearità della magica danza di "Baby Comes Around", è invece fiaccata da saliscendi e intrusioni vocali e da riverberi rumorosi sullo sfondo. Il disco è un susseguirsi svariati colpi di genio, alternati a qualche freakeria minore. Mi limito a citare le appartenenti alla prima fascia: "Are You Gonna Look After My Boys?", con il suo battito disco; la title track, una rock ballad dai sapori glam; "The Kitchen Club", con i suoi binari tardo wave; "In a Tomb All Your Own", puro post-punk; "Jesus Christ Came to Me in a Dream", lunga declamazione folk-soul.
Memore del primo Beck, eppure con una fantasia ancor più obliqua e a briglia sciolta, il giovane losangelino dà un'ulteriore prova di talento, in quest'ennesima raccolta di sguardi a prospettiva distorta. Certo non è un disco per tutti, più sorprendente che fruibile, e si aspetta, ancora, il grande salto verso un formato più semplice, e proprio per questo più propenso a riportare risultati migliori; ciò non toglie che quel che si ha fra le mani sia già un lavoro bello e compiuto.
(18/06/2007)