La Otracina

Tonal Ellipse Of The One

2007 (Holy Mountain)
psichedelia, space-rock

Con il “nostro” Ninni Morgia alla sei corde, i nuovi La Otracina sono pronti per il battesimo ufficiale. Assoldati dalla Holy Mountain (tra le cui fila “militano”, tra gli altri, Suishou No Fune, Six Organs of Admittance, Om, Daniel Higgs e Zodiacs), la band newyorkese pubblica, proprio in questi giorni, il suo primo disco ufficiale, dopo ben cinque cd-r (più uno split con Hat City Intuitive e Big Nurse).

“Tonal Ellipse Of The One”, questo il titolo prescelto, è un disco in cui la fiammeggiante psichedelia spaziale venata di jazz-rock dell’ottimo “Love Love Love” viene rivisitata in chiave meno dirompente e più strutturata, quasi che la band voglia un attimino ampliare il raggio dei suoi possibili estimatori. La sensazione, però, è che questo nuovo corso sia soltanto all’inizio, anche se è pur sempre un inizio davvero niente male. Infatti, dopo un’iniziale incomprensione, queste cinque tracce hanno rivelato una forza inaspettata, ponendosi, oltremodo, come un buon biglietto da visita per quanti si sono persi le puntate precedenti.

E’ “Yellow Mellow Magic” a indicare la via: intro spacedelica, segnali elettrici a zonzo tra gli asteroidi, cavalcata rumorosa e stracarica di echi e feedback raggomitolati. Un crescendo possente: tra Chrome e Hawkwind, ovviamente. E’ un Morricone nell’iperspazio a saggiare il terreno di “Beyond The Dusty Hills (Cowboy In The Desert Part Two)”: una figura chitarristica che viene ricomposta e dissolta nel cosmo, mentre il batterismo irruente di Adam Kriney ne amplia gli orizzonti. Minimalismo, caos organizzato, brandelli di melodie svolazzanti, soli al fulmicotone, ritmiche distruttive: probabilmente, la band, mostra un po’ di confusione, ma fa parte del gioco…

Meglio definito, invece, il continuum di carrellate narrative e voli pindarici di “Nine Times The Color Red Explodes Like Heated Blood”, dove l’amalgama psych-prog-jazz dimostra un’efficacia espressiva meno intaccata dall’anarchia. In questa musica in continuo, “progressivo” sviluppo, la chitarra di Ninni domina la scena (forse anche un po’ troppo, ma tant’è…), dialogando con gli altri strumenti in maniera pur sempre vertiginosa e mediamente creativa, oltre che con piglio più heavy, come accade in “Sailor Of The Salvian Seas”. E’ una musica che fluisce imperiosa, spesso per pannelli successivi e contrastanti, quasi volendo, ad ogni costo, tirare in ballo tutte le influenze possibili (nella stessa “Sailor Of The Salvian Seas”, ad esempio, si sentono anche echi stoner e fraseggi metallici).

Più che un’opera compiuta, allora, una palestra per prossimi, futuri sviluppi. I tre si cercano, si studiano, tentano ognuno le debolezze, le velleità e le potenzialità dell’altro. Di sicuro, prima o poi, verranno fuori con qualcosa di estremamente valido: restae sintonizzati. Intanto, l’atmosferica ouverture di “Ode To Amalthea” ci lascia riprendere fiato. Il resto è pura evanescenza free-style, diamantina dilatazione, elettricità in libera uscita, collassi in distorsione, incanti malinconici.
Avanti così.

06/06/2007

Tracklist

1. Yellow Mellow Magic
2. Beyond The Dusty Hills (Cowboy In The Desert Part Two)
3. Nine Times The Color Red Explodes Like Heated Blood
4. Sailor Of The Salvian Seas
5. Ode To Amalthea