"Sembrava sempre che piovesse mentre lavoravo a queste canzoni, e pioveva ogni giorno mentre le abbiamo registrate. Amo la pioggia e non capisco perché molta gente fa questa associazione automatica con qualcosa di deprimente. Come faremmo senza la pioggia?" Già. E noi come faremmo senza Joe, brioso affluente del fiume del post-punk, tanto che avvertiamo come rumorosa la sua assenza nel monumentale libro "Rip It Up And Start Again" che il grande giornalista inglese Simon Reynolds ci ha regalato sull'argomento.
Risparmiamo altre divagazioni degne di diverso contesto, e cerchiamo piuttosto di capire cos'è in grado di proporci oggi l'allampanato songwriter britannico. Certo, è dura mantenere le attese di chi ha nelle orecchie pietre miliari della portata di "Look Sharp!" e di "Night And Day", e del resto non possiamo aspettarci altre novità da un musicista che ha già esplorato molto e con profitto i territori del pop, del rock, e persino del jazz, quando non dei componimenti per orchestra.
E difatti "Rain" non cambia la storia, confermando semmai la classe e il mestiere di un artista la cui passione tuttora filtra dalle sue canzoni. Il Joe di oggi non è un autore sul viale del tramonto, che ha smarrito la voglia di suonare, ma anzi riesce ancora a spargere qualche malinconica brezza degna del miglior repertorio, di quelle che obbligano ad alzare volume e grado d'attenzione.
Con l'ausilio del pianoforte, eletto anche questa volta a strumento principe (del tutto assenti le chitarre), Jackson confeziona con sapienza piovose struggevolezze come "Invisibile Man", ballatone che rimandano dritti dritti a "Night And Day" ("Too Tough"), movimentati saliscendi armonici ("Citizen Sane"), inappuntabili lentacci col fazzoletto in mano ("Wasted Time", "Solo, So Low"), svolazzamenti jazzy in zona Steely Dan ("The Uptown Train") e sagaci ammiccamenti al rock' n' roll delle origini ("King Pleasure Time", "Good Bad Boy"). Il tutto per affermare l'entusiasmo di esserci ancora, che si evince pure nel seguito dato alla reunion, avvenuta un lustro fa, della Joe Jackson Band, già responsabile del trittico d'esordio (oltre che di "Volume 4" nel 2003, appunto) e presente quasi al completo in questo disco, registrato tra gli uggiosi viali di Berlino Est.
"Rain" è un lavoro che gli estimatori storici non mancheranno di apprezzare, mentre agli altri occorrerà doverosamente annunciare che le strade d'avvicinamento a Joe Jackson passano da altri lidi e sono ben più luminose di questa. Ma visto il risultato raggiunto, non ce la sentiamo di farne un dramma.
31/01/2008