Laura Marling

Alas I Cannot Swim

2008 (Virgin)
folk-pop, songwriter
6.5

Sdilinquirsi o diffidare: ecco le reazioni più frequenti che un disco come questo suscita nel critico frettoloso e oberato. Per cui, in attesa che l'ennesimo "miracolo italiano" metta all'asta l'unica cosa che ho di mio oltre al tempo - il culo - noi vediamo di prendercela comoda e fare un po' di chiarezza. Innanzitutto: l'operazione è furba, ma non cinica. Anche se sembra confezionata su misura per aizzare le forche caudine di chi il cinico, ormai, lo fa per mestiere.

Come in una commedia di Oscar Wilde, lei è bionda, appetibile e figlia d'un Sir, il partito ideale per le fauci di una multinazionale come la Virgin. Ma nient'affatto sprovveduta: se pensate che ha diciott'anni, due Ep e un album già battezzati, una fama rapidamente consolidatasi in patria fra Myspace e Nme e un talento, in prospettiva, imbarazzante (a quell'età Cat Power, tanto per fare un nome, sapeva sì e no strimpellare la sua Silvertone). E che proprio non riesca a prendere sul serio l'assurdo baraccone che le hanno costruito attorno ancor prima di cominciare, si può dire, e che potrebbero demolire con la stessa disinvolta facilità, lo lascia intendere nei testi: filastrocche ironiche e disincantate, paradossali e, talora, un pelino macabre o irreligiose.

Musicalmente, poi, "Alas, I Cannot Swim" è una specie di patchwork damascato nel cui disegno convivono spensieratamente armonie nashvilliane e britpop orchestrale, velature finto analogiche e interludi lo-fi (pioggerelline, uccellini che cinguettano e risolini assortiti). In miracoloso equilibrio negli episodi più riusciti, "Ghosts" e "You Are No God", dove l'operetta albionica incrocia il western swing, appena più stucchevole nella piccola strumentazione da camera di "Tap At My Window" (archi e contrabbasso) e "Failure" (cui s'aggiungono il piano e gli ottoni), a metà fra Joni Mitchell ed Elton John. Raffinata nella serenata lounge-pop di "Old Stone", rococò, addirittura, nella corale/cameristica "Cross Your Fingers" (quasi degna dei Move/ELO). A suo agio anche in vesti più succinte e dimesse come "My Manic And I", minuetto per voce, chitarra e gocce di piano, una murder ballad comica e stralunata come uno sketch di Benny Hill e la toccante "Shine", picking appalachiano con ritornello vibrato su melismi singhiozzanti.

E se la cavalcante "The Captain And The Hourglass" è una specie di effimera "Bang Bang" del nuovo millennio, "Your Only Doll (Dora)", con la sua reprise da ghost track, è una bossa/lieder che fa presagire all'orizzonte un'alba più adulta e compiuta.
Un po' di pazienza, però: lasciamola crescere, farsi le ossa, perdere tutto e trovare se stessa e poi, magari, riconquistarselo. La stoffa c'è.

 

16/04/2008

Tracklist

  1. Ghosts
  2. Old Stone
  3. Tap At My Window
  4. Failure
  5. You're No God
  6. Cross Your Fingers
  7. Crawled Out Of The Sea
  8. My Manic And I
  9. Night Terror
  10. The Captain And The Hourglass
  11. Shine
  12. Your Only Doll (Dora)/Alas I Cannot Swim

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