Sempre bello però ritrovare il principe, uno dei pochi artisti a non deludere mai grazie a una formula di rispetto delle tradizioni ma con l’innovazione di un songwriting sempre intenso e mai banale; l’unico difetto, infatti, anche di questo “Beware” può essere solamente nel non aggiungere niente di veramente nuovo alla già completa e varia carriera di Oldham.
Al di là di questo, però, ben poco si può dire di fronte a questo lavoro, mix di luci e ombre, disco introspettivo su travagli di sentimenti e relazioni interpersonali, “Beware” ci regala momenti di un Bonnie "Prince" Billy ispiratissimo: il country old-style e sofferto di “You Can’t Hurt Me Now”, il toccante smarrimento di “You Are Lost”, l’estrema solitudine dell’addio in “There Is Something I Have To Say”, solo chitarra e vento alla maniera di Songs:Ohia, le movenze selvatiche di percussioni e flauti in “Afraid Ain’t Me” o l’altalena tra evanescenza e pathos di “Heart’s Arms”.
Musicalmente in bilico tra solari coralità (“Beware My Only Friend”, “I Am Goodbye”) e malinconie dolcemente tristi (“I Won’t Ask Again”), "Beware" si presenta nell'usuale country abbastanza tradizionale, ma spesso illuminato e rigenerato da singolarità distintive, uno straziante sax in “My Life’s Work”, ritmiche percussioni in “Death Final” o la tromba che si unisce allo spigoloso violino in “You Don’t Love Me”.
La scrittura come al solito è impeccabile, si sentano le metafore di “My Life’s Work” (“It is my life’s work / to bring you into the light / out of the dark”), la descrizione della difficoltà di certi discorsi in “There Is Something I Have To Say” (“How will you absorb this word goodbye?”) o le divergenze di coppia trattate col sorriso in “You Don’t Love Me” (“You say my kiss ain’t raise a six / on a scale of one to ten”).
Che passino sei anni o sei mesi, che si chiami Bonnie "Prince" Billy o Palace qualcosa, Will Oldham per ora non ha intenzione di fermarsi, né di perdere l’ispirazione.
E se ogni album è come “Beware”, beh, ben venga anche un album all’anno.
(19/03/2009)