Che i Marlene Kuntz fossero degli sperimentatori musicali non è certo una novità, almeno per chi li segue dagli albori delle loro peripezie soniche. Con il tempo avevano lasciato in secondo piano le ambizioni avant-noise per dedicarsi a una forma canzone più lineare, ma inevitabilmente più statica e scontata. La ricerca dell'artisticità a tutti i costi aveva fatto smarrire alla creatura Marlene mordente e aggressività, focalizzandosi verso un approccio cantautorale colto ma spento.
Deve essersene accorto Cristiano Godano, che dopo gli sbadigli (nostri) di "Uno" ha deciso di riportare la band verso binari meno scontati, cercando magari la strada per riproporsi come figura di riferimento nella scena alternativa nazionale, ruolo degnamente ricoperto almeno fino ai primissimi anni del nuovo millennio.
Ha deciso quindi di prendere per mano Riccardo Tesio e Luca Bergia, e assieme al fido Gianni Maroccolo ha unito le forze con Howie B per dar vita ad un progetto che ha preso il nome di Beautiful.
Lo scopo è fondere la potenza fondamentalmente chitarristica della formazione piemontese con le derive elettroniche del produttore e dj scozzese, noto per i trascorsi nel mondo del clubbing e per aver contribuito in cabina di regia al controverso "Pop" degli U2.
Gli aspetti musicali nell'approccio dei Beautiful sono centrali, tanto che molte composizioni si presentano come strumentali, alcune delle quali piuttosto lunghe e strutturate: "Flowers", vero manifesto experimental noise del disco, arriva a superare i quattordici minuti. Howie B. ha gestito il tutto con l'idea di conferire al lavoro un taglio internazionale, quindi ha invitato Godano a scrivere delle liriche in lingua inglese, e Cristiano ha utilizzato un approccio diverso rispetto a quando compone in italiano, badando più all'effetto sonoro delle parole che non alla profondità delle riflessioni esposte.
Le registrazioni si sono svolte nell'arco di due settimane, durante le quali i cinque musicisti hanno dato vita a lunghe jam session, suonando nella più massima libertà. La sintesi dei momenti migliori è contenuta in "Beautiful", album altalenante ma degno di essere apprezzato in quanto esprime il coraggio di una band che intende rimettersi in discussione e ridiscutere il proprio posizionamento, come confermato anche dalla nuova produzione firmata Marlene Kuntz ("Ricoveri virtuali e sexy solitudini", in uscita in questi giorni), preannunciata come un ritorno a certe atmosfere più "cariche" ed elettriche.
In alcuni momenti del disco ("Single Too") la mano di Howie B. è così calcata che pare di essere stati (piacevolmente) catapultati in un universo da dance culture, in altri è invece l'approccio tipico dei Marlene a essere preponderante ("Tarantino", che ci riporta alle Spore di "Ho ucciso paranoia", "Gorilla" che riscopre sopiti aromi noise rock).
Altrove non tutto pare perfettamente riuscito, fra derive sperimentali poco a fuoco ("Giorgis"), raga psichedelici imperniati sulla ripetizione ossessiva ("Suzuki"), improvvisazioni ai limiti con l'ambient ("Fatiche"), eccessi di sconclusionato disordine, (l'iniziale "Pow Pow Pow"), prescindibili cover (la "White Rabbit" originariamente appartenuta ai Jefferson Airplane di Grace Slick).
La forma canzone così come canonicamente intesa emerge in corrispondenza di "In Your Eyes", non per niente scelta come singolo promozionale, e "What's My Name?", ma restiamo sempre distanti dalle cose più memorabili di Godano e compagnia.
Alla resa dei conti l'operazione "Beautiful" può essere vista come un'eccellente nuova via da percorrere, ma quella che ci troviamo di fronte è più una proclamazione d'intenti che un obiettivo finale, è più un seme appena piantato che un frutto maturo pronto da cogliere. Vedremo se questa interessante sintesi fra loop electro e guitar-rock avrà un felice seguito, oppure se resterà un felice divertissement fra amici. Nell'attesa, tifiamo fortemente per la prima soluzione.
23/11/2010