Black Angels

Phosphene Dream

2010 (Blue Horizon)
psych-garage

L'oblio: questo rimane dopo speranze riposte invano, questo rimane in una realtà incomprensibile, più veloce del pensiero. Questo è ciò che rimane ai Black Angels, dopo le invettive anti-belliche di "Passover", del 2006. "Phosphene Dream" è il terzo disco della band di Austin, forse la meno in vista nel movimento psych americano, perlomeno alle nostre latitudini. Attraverso panneggi su panneggi di riverberi, la monotonia dronica della voce di Alex Mass ci conduce in una allucinazione di figure irriconoscibili, dai volti fluidi e gli arti elongati in maniera innaturale.
In un retrobottega della mente si svolgono amplessi fumosi, à-la Black Rebel Motorcycle Club, tra esseri antropomorfi ("Bad Vibrations", "Entrance Song"), mentre pallidi fantasmi si scatenano sulla pista da ballo, sull'onda di motivi garage sixties ("Yellow Elevator #2", "Telephone").

I Black Angels non sono sicuramente la prima band a fare di un certo spiritismo allucinato e di un'aura maledetta i propri cavalli di battaglia. Eppure lo fanno con sufficiente credibilità: soprattutto, a un ascolto attento, che sappia spingersi al di là della spessa coltre stesa dai Nostri, emerge una discreta abilità di musicisti. La potenza ottundente del roteare di basso di "Hunting At 1300 McKinley", i bending slabbrati di "The Sniper" e l'ipnosi ritmica della title track ne costituiscono alcune delle prove, seppur dissimulate con nonchalance.

Ciò che lascia qualche dubbio è la già citata aura maudit di cui diverse band affini amano circondarsi. Dei presunti padrini - prendiamo ad esempio i 13th Floor Elevator - non sanno riprendere l'approccio psichedelico come un'apertura dei sensi; al contrario, il loro scopo sembra sia l'ottenebrarsi degli stessi. L'esibizione di pezzi anche ben costruiti, come "True Believers", che si trasforma da country-rock psichedelico alla processione di una realtà rallentata, ne rappresenta una prova lampante.
L'ascolto di "Phosphene Dream" non ha niente, quindi, del sogno caleidoscopico delle grandi band psichedeliche del passato - non ha la profondità, la ricchezza musicale per ambirvi - ma costituisce comunque un parzialmente convincente incubo dai tratti angoscianti: quelli impossibili da ricordare, al risveglio, che lasciano però il sapore disturbante dell'illogicità.

17/09/2010

Tracklist

  1. Bad Vibrations
  2. Haunting At 1300 McKinley
  3. Yellow Elevator #2
  4. Sunday Afternoon
  5. River Of Blood
  6. Entrance Song
  7. Phosphene Dream
  8. True Believers
  9. Telephone
  10. The Sniper

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