Grimoon

Super 8/ Neera

2010 (Macaco)
folk-pop, alt-rock
6.5

Le attività che separano i Grimoon da “Les 7 Vies Du Chat” a “Super 8” comprendono almeno la rinnovata collaborazione con Scott Mercado (già titolare di due dischi a nome Manuok, omonimo e “No End To Limitations”, edito dalla stessa Macaco), divenuto il produttore del nuovo disco, il trasferimento della crew, con amici e compagni di avventure, in un casolare della campagna veneta, con sala prove e spazio adibito a concerti e show, un tour europeo con lo stesso Mercado (in cui la band prende il nome di Grimoon Combo Deluxe), e la passione per il cinema, finalmente fiorita nella realizzazione di un vero film pubblicato in Dvd allegato al disco, “Neera”.

Nonostante le premesse di giocoleria armonica del disco precedente, e alcuni nuovi uptempo (come “Je Me Transforme”, con coda grandiosa à-la Arcade Fire, e la title track), “Super 8” suona sorprendentemente pervaso da uno scheletrico humour nero, e persino depresso.
Il pop angelico di “Orfeo” (su violino zingaresco) e “Tournesol” (con tracce della “Crystal Lake” dei Grandaddy) incorniciano la chanson nervosa, ma cantata con saggia discrezione e impreziosita da sospiri Cohen-iani di fisarmonica e violino, di “La Maison Du Photographe”, e la ballata gotica di “Le Bal Des Ombres”, colta in un’improbabile fusione con una serenata tardo-romantica.
Il dark-folk dei Morose campeggia in “Partisan”, mentre un esile strato elettronico accentua il pianto dell’addolorata “La Ballade Du Pêcheur Avegle”; atmosfere sospese come “Amour” non si udivano dai tempi di “Chloè” (contenuta nel loro primo demo del 2004).

Il picco assoluto dell’intero progetto, e uno dei momenti più emozionanti del 2010 indie italico, è però il lungometraggio di 90 minuti “Neera”, un colorato, pasoliniano (e a tratti dantesco) volo di fantasia che fa leva sui miti e le tragedie greche - Orfeo in primis, il perno della storia - i canovacci surrealisti di Jean Cocteau e la poesia onirica, un commovente impasto di maschere, dipinti, paesaggi rurali e dileggi sardonici, e una meditazione sulla funzione e il destino dell’arte.
In mezzo al delirio metafisico, un ampio miglioramento delle loro prime associazioni musica-immagini, spuntano anche - forse inconsciamente - reminiscenze del “Razmataz” di Paolo Conte.

Scritto da Solenn e Alberto, che dai testi hanno anche tratto un commentario, è uno di quei dischi che nascono da un saliente concorso di circostanze: una linea tematica sempreverde, l’amore-morte che annoda la mitologia protostorica alla vita di ogni giorno, un’atmosfera di fondo - diffusa nel silenzio della campagna dove è stato registrato - di sicura suggestione grazie anche all’impronta pastellata di Mercado, ospitate e interpreti funzionali, la scioltezza nelle orchestrazioni, un apprezzabile panneggio di armonie vocali che attingono sia dalle odi campestri che dalle ninnananne bretoni. E i credits del film, che peraltro confermano la bravura della coppia nell’improvvisarsi talent-scout dell’underground (non solo) veneto: dalle performance della compagnia teatrale Farmacia Zoo:E' (strepitoso il cameo di Busetto), ai dipinti fauvisti di Alessandro Fiori, all’ottima sonorizzazione di Erik Ursich, artista elettronico che è anche il bassista del complesso, dagli attori, tutti dignitosi, ai costumisti. L’extra del Dvd comprende il making of. Edito da Supernova.

11/03/2010

Tracklist

  1. Orfeo
  2. La Maison Du Photographe
  3. Le Bal Des Ombres
  4. Tournesol
  5. Mélodie
  6. La Ballade Du Pêcheur Avegle
  7. Super 8
  8. Amour
  9. Le Temps Des Rêves
  10. Mille Lumières
  11. Partisan
  12. Je Me Transforme