Avevamo lasciato i Pernice Brothers crogiolarsi nella perfetta formula pop con “Live A Little” del 2006, una conferma di stile e gusto che concretizzava otto anni di carriera.
Dopo l’esordio del 1998, “Overcome By Happiness”, e una serie di ottimi album di pop in bilico tra Elvis Costello e Rem, il successo sembrava però irraggiungibile per il trio di Dorchester, mentre il loro pubblico assaporava il sapore di cult status del gruppo.
Il ritorno sulle scene giunge dopo quattro anni e dopo il delicato album solista di Joe Pernice “It Feels So Good When I Stop”, nulla sembra cambiato e ogni brano continua la sagace rilettura del miglior pop americano, ma una leggera sensazione di superfluo accompagna il pur piacevole ascolto di questa nuova prova del gruppo.
Solo 32 minuti e dieci graziose ballate dai suoni mai eccessivi e leziosi, armonie sfuggenti e vivaci frutto di un talento inequivocabile, ma nonostante le premesse e l’accoglienza della critica, “Goodbye, Killer” è un pallido ritratto della musica dei Pernice Brothers, le tentazioni country e rock’n’roll si infrangono nella prevedibilità di brani come l’irritante “Jacqueline Susann” e “Goodbye, Killer”, mentre le armonie migliori non risultano memorabili né graziosamente mordi e fuggi.
Lo spettro dei Beatles è maggiormente percettibile, rasentando a tratti la clonazione; “The Loving Kind” sembra un out-take degli Electric Light Orchestra; la pur interessante “Bechamel” ripesca le sonorità dei Squeeze di “Argybargy”; spetta invece a "Something For You" il compito di ricordarci di cosa è capace Joe Pernice, la grinta altrove assente qui si materializza con toni convincenti.
Un po’ di Dylan e Byrds condiscono il repertorio con languide incursioni country (“We Love The Stage”) e ballad da Fm (la noiosa “Newport News”), l’eclettismo che nei precedenti album creava sorpresa qui sembra smorzare i pochi flussi di genialità, c’è spazio per un sorriso (“F***ing And Flowers”) e una emozione più intensa e convincente (“The End Of Faith”) che confermano l’abilità dell’autore, capace di coordinare in modo elegante e sincero un insieme sonoro altrimenti debole e poco suggestivo.
“Goodbye, Killer” è una pausa di riflessione nell’evoluzione dei Pernice Brothers, il bagno di sonorità più british ha reso la loro musica prevedibile e ordinaria, l’ammirazione resta ma il diletto sonoro questa volta è altrove.
07/07/2010