Principale animatore del progetto Soft Moon è tale Luis Vasquez, visionario compositore che pare aver attraversato i meandri più torridi di un deserto del Mojave dai contorni vagamente jodorowskiani per attingere (in tutta la sua originaria purezza) a un allucinante dettato sonoro, nel quale radici industrial, goth e dark-wave si intrecciano in maniera inestricabile, generando un frutto di algido misticismo esoterico, in bilico tra l'evocazione demoniaca e la danza rituale. Il tutto si ritraduce in una galleria di tele astratte, per lo più strumentali (la voce è spesso disciolta in mugolii disarticolati), in cui una certa dilatazione espressionista dei suoni (fondamentale il lamento di synth macabri e catacombali) viene puntualmente contornata dal tratto spesso di regolari geometrie ritmiche, in ottemperanza rigorosa al più plumbeo e austero costruttivismo post-punk (si osservino anche le astrazioni grafiche della copertina).
Tra i pezzi più affascinanti segnaliamo senz'altro i vortici di ipnotismo catatonico di "Parallels" e di "Circles", le atmosfere post-apocalittiche da horror paranormale fanta-metafisico di "Out Of Time", fino alla compiuta perfezione formale di hit impossibili come "Dead Love" (irresistibile) e "Tiny Spiders", in un gioco a incastri (governato peraltro da un'inusitata disciplina compositiva) capace di assemblare Joy Division, Suicide, Killing Joke, Cure, Sisters Of Mercy, riconnettendosi così all'opera più recente di altre interessantissime realtà americane stilisticamente affini (si pensi soprattutto agli Have A Nice Life o agli ancor più freschi Blessure Grave e Balaclavas, oltre allo stesso Blank Dogs). Da seguire.
(04/12/2010)