Sono quattro fanciulle, piuttosto avvenenti, provenienti da Los Angeles, California.
Un paio di loro si cimentano anche come attrici a Hollywood.
Il loro primo Ep del 2009, "Exquisite Corpse", è stato prodotto da John Frusciante.
Il loro debutto discografico sulla lunga distanza esce per la Rough Trade.
Bastano questi brevi appunti biografici per comprendere come "The Fool", album di esordio delle Warpaint, sia molto atteso e circondato da un'attenzione mediatica al di sopra della norma, a prescindere dall'offerta musicale in esso contenuta. E, in casi come questo, il rischio di bruciare velocemente sull'altare dell'hype è decisamente fondato.
A evitare questo pericolo e a fugare ogni dubbio sulla reale consistenza artistica della band, invece, ci pensano proprio le quattro donzelle californiane che, con "The Fool", sfoderano un lavoro intenso e sentito, carico di atmosfere oscure e di musica autunnale e tersa, che rifugge coraggiosamente le luci della ribalta e i facili tranelli dello showbiz.
Le emozioni trasmesse da "The Fool" sono tutt'altro che a buon mercato e nell'arco dei nove brani che lo compongono, tutti sottilmente spettrali, le Warpaint sciorinano orditi post-punk eterei e al contempo avviluppati, atmosfere sognanti e decisamente ipnotiche, una delicata psichedelia, che scorre quasi come fosse una sorgente carsica, e intrecci vocali dotati di grazia inquieta e inquietante.
Benché, con le sue sonorità cupe e romantiche, finisca per richiamare inevitabilmente i numi tutelari del movimento dark e post-punk (citare Siouxsie, le Raincoats o le Slits è quasi un rigore a porta vuota), "The Fool" possiede abbastanza personalità da non rimanere mai irregimentato in una "scena" o perdersi nei cliché di genere. A brani più foschi e umorali, quali "Set Your Arms Down", "Warpaint" o "Majesty" che, senza temerne il confronto, si rifanno ai suoni new wave e dark, grazie anche al basso corposo e al lavoro delle chitarre, si affiancano, allora, canzoni più movimentate e acide, quali "Bees" e "Composure", nelle quali la band californiana, invece, si avvicina a PJ Harvey, o fornisce una propria versione delle riot girls, pur sotto barbiturici.
Tra tutte emerge, senza dubbio, il singolo "Undertow", conturbante ballata onirica e ipnotica, abbastanza robusta da durare nel tempo e rimanere immediatamente impressa nella mente dell'ascoltatore ("What's the matter?/ You hurt yourself?/ Open your eyes and there was someone else/ Now I've got you in the undertow").
Non mancano, poi, a dimostrazione delle buone capacità compositive e dell'eterogeneità dell'offerta sonora, brani più meditabondi e aggraziati, nei quali affiora un piglio quasi cantautorale: "Baby", canzone d'amore perversa e sottilmente minacciosa ("Don't you call anybody else baby cause I'm your baby still"), e la conclusiva "Lissie's Heart Murmur", nella quale una tranquillizzante apertura pianistica dà l'abbrivio a un finale malinconico, ma non dimesso.
Smentendo le cassandre che le pronosticavano come l'ennesima band destinata a cadere nel dimenticatoio dopo il classico quarto d'ora di notorietà wharoliano, le Warpiant hanno confezionato un esordio intenso e articolato: la miscela tra post-punk, delicata psichedelia e un tocco di inquieto charme femminile riesce ad affascinare e a trascinare. Qualche difetto, indubbiamente, c'è: l'eccessiva lunghezza di molti dei brani, una produzione non sempre limpida e un certo ingenuo autocompiacimento che traspare nell'arco di tutto il lavoro. Ma sono peccati di gioventù. "The Fool" non è solo un incoraggiante esordio, affilato e tormentato, ma anche il viatico per un futuro che potrebbe riservare alle californiane e ai loro ascoltatori altre e ancora maggiori soddisfazioni.
28/12/2010